Politica

Il triste primato di Marino: è lui il sindaco meno amato

RomaSi è fatto vivo in serata, con un comunicato ufficioso su Facebook e i romani l'hanno accolto, citando il Marchese del Grillo: «S'è svegliatooooo». La città amministrata da Ignazio Marino negli ultimi due giorni è, nell'ordine, finita sott'acqua per pioggia. Infuriata perché l'illegalità nella quale versa la città ha causato un morto. Ciliegina sulla torta, dentro l'aula del consiglio comunale si è consumata una rissa. Le cronache ieri davano il sindaco a Philadelfia per una laurea honoris causa. L'esponente Pd ha imparato a tenersi alla larga dai guai e dagli imbarazzi. Che nella Roma degli ultimi dieci anni non mancano mai. Ieri mattina Marino era presente solo come bersaglio delle proteste e nelle dichiarazioni di chi cercava di chiamarlo in causa. Alle 19, in ritardo come il marchese papalino impersonato da Alberto Sordi, è spuntato con una lunga dichiarazione. Nessuna sorpresa, né l'impegno a cambiare le cose. Il tono è più o meno quello della più tradizionale sinistra capitolina. «Terribile disgrazia», «omicidio volontario che va perseguito con la massima inflessibilità». La giunta si costituirà parte civile. Ma «l'investitore poteva essere di ogni etnia o nazionalità» e va respinta la «speculazione politica» della vicenda. Peccato che il presidente del XIII municipio (come si chiamano le zone a Roma) Valentino Mancinelli, capo di una giunta di centrosinistra, ha rivelato di avere chiesto in tempi non sospetti la chiusura del campo nomadi dal quale proverrebbe l'autista omicida e i passeggeri. «Già due anni fa, dopo un sopralluogo - ricorda il minisindaco - avevo scritto al sindaco Marino illustrando la situazione e chiedendo la chiusura di quel campo». Luoghi come quelli, «sono inadeguati a svolgere le funzioni di integrazione». Parole che arrivano da un esponente politico che non ha nulla a che vedere con chi, a detta di Marino, vuole strumentalizzare la vicenda. Il sindaco è sempre più spesso sotto i riflettori da mesi per il degrado e l'illegalità. Sempre ieri, la giunta è finita nelle cronache nazionali per la cattiva gestione dell'ordinaria amministrazione. A causa dell'ennesima «bomba d'acqua», che in realtà è stata un mezzo pomeriggio di pioggia, la Capitale d'Italia è finita nel caos. Strade allagate nonostante milioni di euro spesi per un piano che, in un altra città, suonerebbe ridicolo: liberare i tombini intasati da rifiuti, quando non dal catrame delle ditte che dovrebbero fare manutenzione. Tram e trasporti pubblici fermi, disagi da tifone tropicale. Persino il Messaggero , quotidiano che non può certo essere accusato di simpatie per l'estrema destra, ha criticato il sindaco. Alle opposizioni è bastato descrivere lo stato della città. «Mentre il sindaco Marino parla a vuoto di legalità, Roma è percepita come zona franca: criminalità, accampamenti improvvisati e rovistaggio sono all'ordine del giorno», ha detto Annagrazia Calabria di Forza italia. Fratelli d'Italia e la Lega hanno chiesto la chiusura dei campi. Tempi duri per la sinistra romana. E non solo per il caso dei nomadi o per la cattiva amministrazione di Roma. Ieri in Campidoglio, durante una discussione su un'azienda di servizi, si è consumata una rissa, con tanto di poltrone che volavano, ra i consiglieri Alessandro Onorato (Lista Marchini) e Gianluca Peciola (Sel), con il primo finito al pronto soccorso. «Stiamo cambiando la città e non ci fermeremo», aveva detto giorni fa il sindaco.

Tutto sta nel capire in quale direzione la stanno cambiando.

Commenti