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"Troppe menzogne da Fini. Ci vorrà un processo politico"

L'ex An ormai distante da anni: «Dettagli sorprendenti dai pm. Ignoravamo i risvolti del legame coi Tulliani»

"Troppe menzogne da Fini. Ci vorrà un processo politico"

Roma Erano amici, prima che compagni di partito e camerati per fede politica, ma le strade di Gianfranco Fini e Maurizio Gasparri si sono burrascosamente separate da anni.

Come esce il suo ex leader dalle vicende giudiziarie sulla casa di Montecarlo?

«Ne esce triturato. I dettagli continuano a sorprendere, anche se vale per lui come per chiunque altro il principio che le accuse dovranno essere dimostrate. Ma quello che imputo a Fini, prima di responsabilità penali che appunto tocca ai magistrati accertare, sono le colpe politiche. Quelle di aver distrutto la reputazione della destra, di aver abbandonato le sue battaglie, di aver sabotato la coalizione di centrodestra, faticosamente costruita attorno a Silvio Berlusconi. Un danno politico gigantesco, irrecuperabile, perché non si può riavvolgere il nastro della storia. È un caso da studiare».

Come spiega i suoi comportamenti?

«Credo che abbia messo il suo ruolo al servizio delle ambizioni personali, del servilismo al politicamente corretto, alle posizioni dominanti del centrosinistra. Così ha sposato le sue tesi, dall'immigrazione alla fecondazione artificiale, facendosi eleggere eroe del fronte avverso. Quanto alla vicenda giudiziaria, nessuno di noi conosceva questi risvolti, i rapporti con la famiglia Tulliani, eccetera. Solo ora il quadro si arricchisce di nuove motivazioni dei suoi atti e possiamo capire quanto abbiano pesato frequentazioni diverse».

Lei era uno dei suoi colonnelli e i vostri attriti cominciarono molto prima di questa storia.

«Sì, è stato un lungo epilogo. Sono passati molti anni da quando io gli espressi le mie contrarietà a certe sue scelte politiche, dicendo che mi sarei allontanato e lui mi rispose: Benissimo, se vuoi.... Nel 2005 mi estromise con altri dalla dirigenza, poi nel 2008 scelse di fare il presidente della Camera per tenersi le mani libere e cominciò a fare il controcanto al governo Berlusconi. Tutto un gruppo non seguì le sue scelte e non eravamo noi a tradire il Capo, ma il Capo a tradire la destra. Le vicende di oggi ci dicono che forse voleva affrancarsi dalla dirigenza politica del partito, perché aveva altre mire. Seguiva la sua presunzione».

E il modo di comportarsi in questi 7 anni sul caso Montecarlo, come lo giudica?

«Colpiscono, certo, le menzogne dette e ridette, se è vero quello che oggi sostengono i pm. La sua insofferenza, quando scoppiò lo scandalo grazie al vostro Giornale, la sua arroganza di fronte alle accuse, anche l'impunità di cui ha goduto, coperto nelle sue responsabilità da una serie di testate al suo servizio. Ricordo certi titoli di telegiornali, certi articoli: dov'erano allora i giornalisti agguerriti che facevano le bucce ad ogni passo di Berlusconi? Ricordo anche quando nel 2010 la procura di Roma chiese ed ottenne l'archiviazione, malgrado ci fossero tanti elementi per andare avanti. Il procuratore era Giovanni Ferrara, che subito dopo diventò sottosegretario all'Interno nel governo Monti. Sarà una coincidenza, certo. Noi facemmo interrogazioni parlamentari, ci fu la mozioni di sfiducia, che non passò».

Se cade così l'ex leader, la destra ne subisce un danno.

«Sì, ma la destra non è solo Fini, lui cambiò le sue posizioni, ne abbandonò le idee. Andrà fatto un processo politico, noi siamo la pubblica accusa e abbiamo argomenti pesanti.

Ci sono già gli elementi per emettere una condanna morale».

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