Politica

Troppi clic dei supplenti In tilt il sito dell'Istruzione

Il ministero: «Tutto risolto». Ma i docenti temono il caos. Scontro sul divieto del panino in classe

Tiziana Paolocci

Sarà un anno di fuoco per la scuola italiana. Nonostante i proclami del governo, che si bea di aver finanziato dal 2014 la costruzione di 303 nuove scuole, completandone già 209, gli addetti ai lavori vivono ore di caos.

Nei giorni scorsi il sito del ministero dell'Istruzione è andato in tilt e ha impedito ai docenti di compilare il cosiddetto «modello B», che consente all'insegnante supplente di indicare la scelta delle 10 o 20 scuole della provincia in cui vorrebbero andare nei prossimi tre anni. Questo perché arrivavano 8mila domande l'ora con oltre 700mila accessi contemporanei al minuto. Il doppio, in pratica, di quello che il ministro prevedeva «Il sistema non regge - spiega il segretario di Uil Scuola, Pino Turi -. Bisogna dar garanzia a tutti per presentare la domanda oltre la scadenza del 25 luglio e contingentare per regione. L'importante è che si faccia presto, perché le liste sono esaurite in molte regioni». «Quello che sta accadendo in queste ore è gravissimo - scrive in una lettera Antonio Tremori, maestro supplente della provincia di Arezzo - . Ci sono problemi nel sito non risolti. Alcuni di noi hanno le scuole doppie e a me è stata tolta dai dati anagrafici l'indirizzo Pec. Tutto questo è inaccettabile».

Le richieste di prof, precari e neolaureati sono state circa 6000 l'ora, 100 al minuto, spiegano fonti del Miur, assicurando che la questione è stata risolta. «Il sito ha avuto picchi fino a 150 domande al minuto, 9000 l'ora, e per questo ha subito dei rallentamenti - chiariscono dal ministero -. Gli insegnanti sono andati nel panico. Ma siamo intervenuti con modifiche per rispondere a questo carico e ora le domande vengono inserite regolarmente. Al momento sono oltre 160mila pari al 24 per cento del totale».

E per una questione che si risolve, un altro versante di scontro si apre. La maggior parte delle famiglie italiane in queste ore si sta scagliando contro il disegno di legge, che punta a metter fine al panino da casa. L'amato sandwich con il prosciutto, il salame o la mortadella a pranzo verrà bandito dai banchi di scuola, dove diverrà obbligatoria la mensa. E questo accade a un anno dalla sentenza di Torino, che aveva proprio aperto una breccia dando la possibilità ai genitori di dare ai figli il pasto fai-da-te.

Al centro delle polemiche l'articolo 5 del disegno di legge che riguarda tutta la ristorazione collettiva, in discussione al Senato. «I servizi di ristorazione scolastica sono parte integrante delle attività formative ed educative erogate dalle istituzioni scolastiche», sostiene il testo. Chi promuove la legge è convinto che con questa normativa finirà il caos sul fronte dei pranzi a scuola. Ma madri e padri di 5 milioni di ragazzi, che tutti i giorni mangiano in classe, pretendono un'alternativa alla mensa, puntando il dito contro i politici e accusandoli di voler «fare un favore alle grandi aziende della ristorazione, che non pensano alla qualità».

Intanto ora il testo passa alla commissione Agricoltura del Senato, quindi sarà vagliato dall'Istruzione, per poi finire il percorso in Aula.

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