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Ma il trucco fu innocuo "In pratica non ci furono irregolarità nella gara"

La nomina della commissione fu annullata il 30 maggio 2012 ma il verbale è datato 17

Ma il trucco fu innocuo "In pratica non ci furono irregolarità nella gara"

Milano «Il procuratore generale, visti gli atti del procedimento penale in oggetto nei confronti di», tra gli altri sei, «Sala Giuseppe». Considerata «la complessità della vicenda processuale, tenuto conto del fatto che (il pg, ndr) ha dovuto procedere a nuove iscrizioni, conferire nuove deleghe di indagini, eseguire interrogatori di indagati ed audizioni di persone informate dei fatti», chiede le proroga di sei mesi delle indagini, fino al 10 giugno 2017.

Il terremoto milanese arriva in due pagine scarne datate 6 dicembre e firmate dal pg Felice Isnardi. È da questi fogli che si scopre che il sindaco di Milano è sotto inchiesta. Seguono le ipotesi di reato a carico di Sala: falso materiale e falso ideologico commessi in data 30 maggio 2012. Da questa data bisogna partire per capire cosa viene contestato al sindaco. Cosa accade il 30 maggio 2012? Lo scrive nero su bianco la Guardia di finanza in un rapporto dell'anno successivo in cui analizza per intero l'appalto più cospicuo di Expo, la cosiddetta Piastra. E scopre come i vertici di Expo si accorsero, dopo avere nominato la commissione aggiudicatrice e dopo la sua prima riunione, che due membri, Antonio Acerbo e Alessandro Molaioni, erano incompatibili col ruolo. Scrivono le Fiamme gialle: «Il 18 maggio 2012 si svolgeva la 1a seduta pubblica della commissione giudicatrice (...) dopo lo svolgimento della citata seduta pubblica emergevano profili di incompatibilità rispetto alla nomina dei commissari Molaioni Alessandro ed Acerbo Antonio». Il 21 maggio 2012 la moglie mette Molaioni sull'avviso: «Domani gli controllerà queste cose e aggiunge che se si scopre che c'è incompatibilità bisognerà rifare tutto e si perde altro tempo (...) nel caso che la cosa venisse alla luce s'invalida tutto il lavoro della commissione o viene impugnata dopo invalidando l'aggiudicazione».

Il 22 maggio l'avvocato Carmen Leo (collaboratrice di Antonio Rognoni, dirigente di Infrastrutture lombarde, ndr) in una telefonata «propendeva per istruire un atto di nomina di commissari supplenti che avrebbero di fatto sostituito i membri incompatibili senza dar conto della motivazione di incompatibilità ma dando atto (falsamente) delle loro dimissioni (...) Perez (anche lui di Infrastrutture lombarde, ndr) dice che si farà una determina che annulla e sostituisce la precedente (...) Perez dice che hanno deciso tutto i triumviri (probabile riferimento a Sala, Chiesa e Paris, ndr)». Il 30 maggio viene intercettatta nuovamente Leo: «Questi (Acerbo e Molaioni, ndr) si devono dimettere e sparire... cioè dopo l'apertura della busta devono dire che o senza motivazione o per impegni lavoristici non riescono a rispettare il calendario lavori che si è data la commissione e vanno via». Commenta la Gdf: «In buona sostanza si procedeva all'annullamento del verbale di nomina della commissione aggiudicatrice». Nella delibera si scriveva che «per mero errore materiale non è stata inserita in tale verbale di nomina dei commissari supplenti quali sostituti dei commissari effettivi della commissione giudicatrice in caso di qualsiasi impedimento di questi ultimi». Scrive ancora la Finanza: «Per cui l'ad di Expo, Sala Giuseppe, determinava di annullare il precedente provvedimento di nomina della commissione di gara. Ciò che rileva è che nonostante le telefonate siano state registrate il 30 maggio il provvedimento di annullamento è datato 17 maggio 2012, giacché è palese la retrodatazione dell'atto (...) contestualmente era emanato il nuovo verbale di nomina della commissione, anch'esso datato 17 maggio (...) in buona sostanza, come detto dall'avvocato Leo al telefono, non si è provveduto alla revoca dei commissari incompatibili ma si nominavano quattro commissari supplenti che avrebbero sostituito i titolari in caso di impedimento (...) infatti il 18 maggio sia Molaioni che Acerbo avevano partecipato alla prima seduta pubblica e sottoscritto il relativo verbale di gara».

Il falso, secondo gli investigatori, è certo ma innocuo: «Né all'atto pratico sembra potersi obiettivamente sostenere che la sostituzione abbia comportato delle irregolarità nell'epilogo della procedura di gara, atteso che i due commissari incompatibili non hanno partecipato alla valutazione delle offerte», chiosa la Guardia di finanza.

Nelle conclusioni delle 679 pagine di informativa si dà una scossa anche al mito del fare tutto in fretta (e male) per il bene dell'Esposizione e quindi del Paese. Un vessillo spesso sventolato dallo stesso Sala.

Si parla delle condizioni capestro imposte alla società Mantovani ad un certo punto della procedura in cambio della poi avvenuta aggiudicazione: «Né irreprensibile e lineare - scrivono gli inquirenti - pare la condotta tenuta dal management della società Expo 2015 spa e in primis dall'ad Sala Giuseppe, dal rup Chiesa Carlo e dal general manager Paris Angelo i quali, pur con gradi di responsabilità diversi, attraverso le loro condotte fattive ed omissive hanno comunque contribuito a concretizzare la strategia volta a danneggiare indebitamente la Mantovani per tutelare e garantire, si ritiene, più che la società Expo 2015 spa, il loro personale ruolo all'interno della stessa».

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