Politica

Il trucco salva-Angelino. Giallo sulla candidatura di Alfano all'estero

In quanto capo della Farnesina potrebbe aggrapparsi alle circoscrizioni straniere

Il trucco salva-Angelino. Giallo sulla candidatura di Alfano all'estero

Difficile che serva a Denis Verdini, come qualcuno malignava in Transatlantico mercoledì. Più facile, invece, che possa essere la porta sul retro dalla quale far rientrare Angelino Alfano, anche lui considerato a torto o a ragione tra i cosiddetti «impresentabili». In quanto ministro degli Esteri, infatti, il leader di Ap potrebbe validamente argomentare che una sua candidatura in una delle circoscrizioni straniere non è cosa troppo campata in aria. Di certo, c'è che la norma che permette ai residenti in Italia di presentarsi fuori dai confini nazionali riporta di fatto i 18 seggi delle circoscrizioni estere (12 alla Camera e 6 al Senato) nella disponibilità politica delle segreterie dei partiti, restringendo di molto la possibilità che in Parlamento arrivino improbabili peones o cani sciolti completamente slegati da qualsiasi appartenenza politica (come accaduto in questa legislatura). Insomma, è pressoché sicuro che il voto estero dove servono sì le preferenze ma la cui regolarità è affidata al buon umore dei corrieri privati che recapitano le schede in giro per il mondo diventerà una sorta di scialuppa di salvataggio per chi preferisce un seggio lontano dai riflettori della politica nazionale.

Qualcuno ha ipotizzato che la norma - approvata ieri dalla Camera - sia stata scritta ad hoc per Verdini, ma lo scenario che ha preso piedi ieri in Transatlantico è che il vero destinatario sia invece Alfano. Un'ipotesi su cui si esercitano di prima mattina proprio due deputati di Ap appartati nella Corea, il corridoio dietro l'aula, e che Daniela Santanchè butta lì durante il dibattito parlamentare polemizzando con il grillino Danilo Toninelli. In effetti sono molti gli indizi che spingono in questa direzione. Tra tutti, il fatto che il primo firmatario dell'emendamento incriminato sia il coordinatore di Ap Maurizio Lupi. Il diretto interessato però smentisce. «Ma che senso ha candidare Alfano in Oceania dove dovrebbe prendere il 20%? Perché dovrebbe preferire Sydney ad Agrigento?», dice intercettato mentre entra in aula. È vero, in effetti, che all'estero ci sono da prendere le preferenze, ma è anche noto che il voto per corrispondenza è piuttosto approssimativo. Non è, insomma, un ostacolo insormontabile.

La via della candidatura all'estero, invece, avrebbe il pregio di favorire l'alleanza tra Ap e il centrodestra. Se per le regionali siciliane del 5 novembre Alfano si è infatti schierato a fianco del Pd, non è un mistero che la pattuglia dei centristi lombardi capeggiata da Lupi guardi esattamente dall'altra parte. «O da soli o con il centrodestra», conferma il coordinatore di Ap assicurando di non escludere affatto una corsa in solitaria. «Con lo sbarramento al 3% - spiega abbiamo buone possibilità». In verità che Ap superi lo sbarramento non è così semplice e dunque la via maestra resta quella dell'alleanza. E nel caso fosse con il centrodestra, l'ipotesi della circoscrizione estera potrebbe essere il punto di compromesso ideale. Alfano farebbe valere oltre un anno alla Farnesina e i rapporti costruiti con le comunità italiane nei suoi viaggi istituzionali, mentre Matteo Salvini e Giorgia Meloni assolutamente contrari a un rientro dell'ex delfino di Silvio Berlusconi potrebbero sostenere di aver fatto valere in parte il loro veto.

Insomma, uno scenario magari improbabile ma certamente possibile.

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