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Trump blinda i confini. Schiera mezzi e soldati alla frontiera messicana

La lotta del presidente all'immigrazione clandestina. Guardia nazionale mobilitata

Trump blinda i confini. Schiera mezzi e soldati alla frontiera messicana

New York Confini blindati con armi e soldati. È la formula che Donald Trump ha messo a punto per far fronte all'emergenza immigrazione clandestina, in attesa di realizzare l'agognato muro tra Stati Uniti e Messico. Dopo aver accusato lo Stato a sud del Rio Grande di non fare nulla per fermare le «carovane» di persone che tentano di entrare negli Usa, il presidente americano lancia una nuova e più pesante offensiva, ossia «la mobilitazione della Guardia Nazionale alla frontiera meridionale» del Paese. Ad annunciarlo è il segretario alla Sicurezza Interna, Kirstjen Nielsen. Trump, spiega, «firmerà oggi un documento per ordinare alla Homeland Security e alla Difesa di lavorare con gli Stati e inviare le truppe al confine». Una misura che il tycoon aveva anticipato affermando: «Finché non avremo il muro e una sicurezza adeguata, proteggeremo il confine con i militari, questo è un grande passo avanti». Incalzando poi su Twitter: «Le nostre leggi sulla frontiera sono molto deboli, mentre quelle di Messico e Canada sono molto forti. Il Congresso deve cambiare ora queste leggi dell'era Obama». «I democratici rimangono sulla loro posizione, vogliono che la gente entri nel nostro paese senza controlli... Crimine», continua il tycoon, annunciando «un'azione forte».

L'obiettivo, comunque, rimane la costruzione del muro, di cui Capitol Hill nell'ultima legge di bilancio ha ostacolato il finanziamento, stanziando soltanto 1,6 miliardi di dollari. Il presidente inoltre, insieme con il segretario alla Difesa Jim Mattis e il capo dello stato maggiore congiunto degli Stati Uniti, generale Joseph Dunford, ha concordato sulla «necessità di fare pressione al Congresso affinché adotti urgentemente misure per chiudere le scappatoie legali sfruttate dalle organizzazioni criminali e narco-terroristiche». Il governatore della California Jerry Brown, uno dei più duri oppositori di Trump, ha già detto che resisterà all'ordine di mobilitare i soldati. Ma in realtà l'azione non è senza precedenti: anche i predecessori del tycoon alla Casa Bianca hanno inviato truppe della Guardia Nazionale al confine per un certo periodo di tempo. Nel 2006 George W. Bush inviò 6.000 uomini in California, Arizona, New Mexico e Texas, pur sottolineando che Washington non stava militarizzando la frontiera meridionale e il Messico restava «un amico». E nel 2010 Barack Obama, incalzato dalle tensioni politiche, ne mandò 1.200 con la speranza di portare i repubblicani a negoziare una riforma completa sull'immigrazione.

Intanto il ministro degli Esteri messicano, Luis Videgaray, afferma su Twitter che il suo governo ha chiesto agli Usa «attraverso i canali ufficiali» spiegazioni riguardo l'uso dell'esercito alla frontiera, per poter «definire la sua posizione in difesa della sovranità e degli interessi nazionali». Ribadendo che la politica migratoria del suo Paese viene «esercitata in base alla legge, non per pressioni o minacce esterne».

Ieri, inoltre, il Messico ha annunciato di aver cominciato a distribuire visti umanitari o di transito ai migranti della «carovana» che stava attraversando lo Stato da sud a nord in direzione Usa, ma che ora, come riferisce Videgaray, ha cominciato a «disperdersi gradualmente per decisione dei suoi partecipanti».

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