Politica

Trump al contrattacco «Se finirò sotto accusa sarete tutti più poveri»

Il presidente: «I mercati crollerebbero» E sul suo accusatore Cohen: «Un mediocre»

Roberto Fabbri

Preoccupato molto più di quanto sia disposto ad ammettere dalla disponibilità del suo ex avvocato a raccontare segreti imbarazzanti e con l'incubo dell'impeachment di nuovo sullo sfondo, Donald Trump reagisce nel modo che da sempre predilige: attaccando a testa bassa.

In un'intervista a uno dei pochissimi media che considera immune dall'epidemia (da lui solo denunciata) di fake news, la fedelissima emittente televisiva Fox News, il presidente degli Stati Uniti sceglie di prendere di petto l'argomento più delicato, e lo fa naturalmente a modo suo: «Se venissi messo in stato d'accusa, il mercato crollerebbe e tutti diventerebbero poveri», scandisce con un linguaggio inconfondibilmente semplificato perché destinato al suo pubblico elettorale, che non è quello raffinato della East Coast americana. Inoltre, aggiunge, «non capisco come si possa chiedere l'impeachment per qualcuno che ha fatto un ottimo lavoro»: e giù con l'elenco delle sue realizzazioni vere e di là da venire, dalla riforma fiscale ai provvedimenti commerciali contro la Cina alla futura Corte Suprema «che sarà incredibile».

Richiesto di dire la sua su Michael Cohen, il suo ex avvocato che promettendo di raccontare i suoi segreti che nessun altro conosce rischia di metterlo con le spalle al muro, Trump non si fa pregare. «Cohen ha ottenuto un accordo migliore con la giustizia usando me. Come tutti gli altri. Se hai dei problemi tuoi per cui devi scontare dieci anni di prigione, inventi storie su Donald Trump e ottieni uno sconto. Tanti lo hanno già fatto e tanti lo faranno. Ma è venuto fuori che lui non era un buon avvocato, francamente».

Anche ammesso che sia così, è certo che da qui fino ai primi di novembre, quando si terranno le elezioni di medio termine, Trump sarà in prima linea per sostenere i candidati repubblicani: ne va del rischio di ritrovarsi, in caso di perdita della maggioranza al Congresso, davvero a un passo dall'impeachment. È per questo che già adesso i suoi toni sono quelli della campagna elettorale. Fuoco a zero, dunque, contro Hillary Clinton («se fosse stata eletta ci ritroveremmo con dati negativi dell'economia invece di quelli ottimi che sto garantendo io») e Barack Obama («lui pensava a una guerra contro la Corea del Nord, io gli ho chiesto se avesse mai parlato con Kim Jong-un e lui mi ha risposto di no»).

E mentre il presidente si dà da fare per trasformare una minaccia in un'opportunità elettorale, un nuovo motivo d'imbarazzo emerge da uno dei tanti tweet scritti da Trump nei suoi creativi inizi di mattinata. «Il governo sudafricano sta sequestrando terreni agli agricoltori bianchi», ha scritto il Commander in chief citando un servizio dell'immancabile Fox News in cui il conduttore Tucker Carlson dava del razzista al contrario al presidente del Sud Africa Cyril Ramaphosa. Piccatissima e immediata la risposta da Pretoria, risentita nel veder usare da Trump la parola Africa per la prima volta nei suoi messaggi proprio per metterla sotto attacco. «Il Sudafrica respinge in modo totale questa percezione ristretta che prova solo a dividere la nostra nazione e ci ricorda il nostro passato coloniale», ha scritto il governo del Sudafrica su un account Twitter ufficiale parlando di «commenti infelici» e «basati su informazioni false».

Anche se resta il fatto che sia pure in modo prudente, il governo sudafricano conferma l'intenzione di «ridurre la grave disuguaglianza tra cittadini bianchi e di colore» anche attraverso l'esproprio di terreni senza compensi.

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