Caso Skripal

Trump, Merkel e Macron: si schiera il fronte anti Russia

Usa, Germania, Francia e la Nato appoggiano Londra Mosca nega ancora e rilancia: "Via i diplomatici inglesi"

Trump, Merkel e Macron: si schiera il fronte anti Russia

Londra Ormai è Russia contro tutti. All'indomani della decisione del governo britannico di espellere 23 diplomatici russi in seguito all'avvelenamento di Sergei Skripal e di sua figlia Yulia a Salisbury, gli alleati fanno muro intorno a Theresa May. Stati Uniti, Germania, Francia appoggiano totalmente le ultime affermazioni della May condannando con una dichiarazione congiunta «l'attacco alla sovranità del Regno Unito» e affermando che «ogni uso di armi chimiche proibite da parte di uno Stato è una chiara violazione della Convenzione sulle Armi Chimiche e della legge internazionale».

I leader dei quattro Stati concordano a questo punto «che non vi è spiegazione alternativa al tentativo di omicidio degli Skripal» e lo stesso Donald Trump ha rincarato la dose dicendo che «sembra certo che dietro a tutto questo ci siano i russi» e aggiungendo che si tratta di una situazione molto triste che il governo americano sta prendendo «molto seriamente». In Europa Merkel e Macron si sono espressi con gli stessi toni, anche se all'inizio il presidente francese era apparso piuttosto riluttante a prendere le parti della signora May. Ieri mattina infatti il Times riportava in prima pagina il commento derisorio del suo portavoce che liquidava le misure prese da Londra come fantasy politics. Qualche ora dopo però qualcuno deve averlo riportato a più miti consigli dato che, con una repentina inversione di tendenza, Macron si era riallineato agli altri, ai quali si è unito pure Paolo Gentiloni per l'Italia. Anche il Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha espresso solidarietà al Regno Unito sottolineando che gli alleati sono pronti a fornire «un sostegno pratico» non appena il governo inglese lo richiedesse.

Nel frattempo, la Russia continua a negare ogni coinvolgimento nel caso Skripal e l'ex viceministro Sergei Ryabkov ha anche smentito che sia l'Unione Sovietica e poi la Russia abbiano mai avuto un programma per la creazione dell'agente nervino Novichok, insinuando via Twitter che a fabbricarlo potrebbe essere stata la stessa Gran Bretagna. L'ambasciatore russo protesta per l'espulsione dei suoi diplomatici e mette in guardia il governo britannico sul fatto che Mosca potrebbe decidere di fare lo stesso con i diplomatici inglesi, ma ottiene soltanto una rispostaccia. «I russi farebbero bene a starsene zitti e ad andarsene ha replicato seccamente il ministro alla Difesa Gavin Williamson annunciando la realizzazione di un nuovo Centro per la Difesa Scientifico e Tecnologico che sorgerà sempre a Porton Down, dove gli scienziati britannici hanno identificato la sostanza che ha avvelenato Skripal e sua figlia.

Sempre ieri la Premier Theresa May ha visitato il luogo dell'attacco. Sono invece momenti difficili per Jeremy Corbyn la cui riluttanza a condannare esplicitamente la Russia ha portato ad una frattura interna del partito. Il leader laburista continua infatti a concedere a Mosca il beneficio del dubbio, preferendo puntare il dito sulla «storia problematica» dell'intelligence britannica riguardo alle armi chimiche. Una posizione che molti componenti del partito non condividono, tanto da chiedere ufficialmente a Corbyn di assumere una posizione più ferma a sostegno del governo e nell'interesse del Paese. Per ora però, nulla da fare.

«Molto probabilmente la Russia è direttamente o indirettamente responsabile, ma la colpevolezza ha molte forme» è stato l'unico, laconico commento che sono riusciti a strappare al suo portavoce.

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