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Trump snobba la Casa Bianca: «Catapecchia»

Le critiche del tycoon. Immediata la difesa di Chelsea Clinton su residenza e personale

Trump snobba la Casa Bianca: «Catapecchia»

La Casa Bianca? «Una vera e propria catapecchia». Parola di Donald Trump. Scritta nero su bianco su Golf Magazine, la Bibbia dei golfisti di quella e di questa sponda dell'Atlantico. È andata così. Il presidente stava spingendo palline con un gruppo di amici sui campi ben pettinati di Bedminster, nel New Jersey, dove va a rilassarsi dagli affanni di una vita di tribolazioni come è quella di un presidente degli Stati Uniti d'America quando uno dei suoi sodali se n'è uscito con questa infelicissima battuta: «E allora? Dì un po' Donald: te la spassi alla Casa Bianca, eh? Una reggia mica male».

Bello è che il tapino ci credeva veramente, a quello che diceva. O forse no. Ma non è questo il punto. L'intento del malcapitato, come avrete capito, era solo quello di compiacere il Boss. Una leccatina, un rigurgito di piaggeria intesi a guadagnarsi un sorriso, una strizzatina d'occhi, magari un contrattino milionario per il Pentagono, hai visto mai? Figuratevi dunque che faccia deve aver fatto quando Trump, dopo aver messo su uno dei suoi ghigni schifati gli ha squadernato il suo indice monitore sul naso uscendosene con la storia della «catapecchia».

Ma è stato solo un momento. I tratti di the Donald cha ieri ha firmato il testo che impone nuove sanzioni contro la Russia definendolo però «seriamente imperfetto», si sono distesi in tre secondi. Dopo di che, racconta chi c'era, l'ha girata sul ridere. Spiegando agli amici che lui è disposto ad affrontare anche la vita di disagi che gli costa la sua permanenza alla White House. Permanenza limitata all'essenziale, per la verità, perché appena può (su 194 giorni di presidenza è sparito già 58 volte dalla White House) salta sull'Air Force One e via sui campi da golf di Mar-a-lago, a Palm Beach, dove il presidente possiede una magione al cui confronto la residenza del sultano del Brunei sembra la casa di un pecoraio arricchito.

Insomma: volete mettere il castello incantato della Florida con le due stanze e cucinino della Casa Bianca? Beata Chelsea Clinton, la figlia di Bill e Hillary, che appena saputo dell'uscita di Trump si è sentita in dovere di twittare un «grazie a tutti gli uscieri, i maggiordomi, i giardinieri, gli idraulici, gli ingegneri della Casa Bianca per quello che fanno tutti i giorni». Chi si accontenta gode, dice il vecchio adagio. Se poi a parlare è una ragazzotta di provincia come Chelsea, assurta coi genitori all'empireo di Washington partendo dai campi di granturco dell'Arkansas: ma uno come Trump, andiamo

In un certo senso, l'uomo va capito. Avete presente quel tinello con comodo di caminetto dove Trump riceve e stringe mani. Quei quadri polverosi; il bronzetto di Abramo Lincoln; la fiaccola della Libertà in cornice e quelle poltroncine foderate di cuoio color cuoio? Una noia insopportabile. E la stanza ovale, rimasta identica a se stessa dai tempi di Eisenhower e di Kennedy? No, dico: ma avete presente quella pesante scrivania in noce da vecchio parroco del New England? Roba da «case da incubo».

Meno male che c'è Melania, ad allietare il paesaggio. E quel bravo maggiordomo che non si dimentica mai di rifornire il frigo di Diet Coke e ha sempre due palline di gelato di scorta, per il dessert. Ma la cappa resta. Che farci, del resto? L'ineleganza del luogo, la ristrettezza degli ambienti, i fastidi legati al ruolo.

Ma un vero patriota dicono che abbia sussurrato a uno dei compagni di merenda facendo partire un «drive» che gli ha guadagnato un applauso- è capace di affrontare questo e altro.

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