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Trump vince anche se non c'è Il caso email inguaia la Clinton

Il miliardario diserta l'ultimo dibattito tv ma resta il protagonista Il Dipartimento di Stato: 22 messaggi top secret nel pc di Hillary

Valeria RobeccoNew York Mentre si infuoca il dibattito repubblicano spunta una grana democratica. C'erano anche 22 email considerate «top secret» nell'account privato utilizzato da Hillary Clinton quando era a capo del Dipartimento di Stato. Entra nel vivo, a pochi giorni dai caucus in Iowa, la disputa sull'utilizzo da parte della Clinton della posta elettronica, quando era al vertice della diplomazia Usa.Il confronto nella famiglia repubblicana è avvenuto, invece, su due fronti divisi. Ma con una conferma: Donald Trump è protagonista assoluto anche da assente. Giovedì sera sul palco di Des Moines, in Iowa, ad appena quattro giorni dal primo voto che dà il via alla lunga corsa verso le presidenziali di novembre, si sono confrontati i candidati alla nomination del Grand Old Party. Tranne il tycoon newyorkese, il quale come promesso ha deciso di disertare l'incontro per lo screzio con la Fox, che trasmetteva il dibattito, e di fatto ha messo in ombra l'ultimo appuntamento televisivo prima del caucus del 1° febbraio. Il re del mattone ha piuttosto preferito concentrarsi sui veterani, partecipando a una raccolta fondi sempre a Des Moines, ed è stato accolto da un tifo da stadio. E nonostante abbia snobbato il dibattito, tra l'emittente di Rupert Murdoch e Trump è andato in scena uno scontro senza esclusione di colpi: non appena iniziata la diretta Fox ha trasmesso un comunicato in cui affermava che il candidato Gop si era offerto di partecipare a condizione che versassero 5 milioni di dollari in beneficenza a una delle sue charity. Una versione decisamente diversa da quella di Trump, che si è limitato a spiegare: «Fox mi ha chiesto scusa, ma ormai era tardi». Scusa smentite però dai diretti interessati. A infiammare il vulcanico miliardario è stata la giornalista della tv Megyn Kelly, con cui aveva già litigato in precedenza e che ha accusato di non averlo trattato in modo equo. Per tutta risposta lei, mentre moderava il dibattito, si è riferita al candidato Gop definendolo «l'elefante assente dalla stanza». «La mancanza di Trump ha consentito ad alcuni di brillare. Soprattutto a Bush, Rubio e Rand Paul - ha scritto su Twitter Rupert Murdoch -. I sondaggi saranno interessanti, ma i numeri di Donald sono quasi inattaccabili». Secondo diversi osservatori sono stati invece il beniamino dei Tea Party, Ted Cruz, e il giovane senatore della Florida, Marco Rubio, i candidati che si sono fatti più notare. I due si sono accusati a vicenda per tutta la serata, soprattutto sulla questione dell'immigrazione. Il responso della rete, però, mostra che probabilmente nessuno di loro è riuscito a sfruttare l'occasione. «Che noia senza Trump!», hanno affermato parecchi utenti su Twitter. Annoiata anche la candidata democratica Hillary Clinton: «Sette candidati repubblicani totalmente impreparati a essere Commander in Chief», ha sentenziato sul sito di microblogging commentando il dibattito. Dello stesso parere anche il presidente Barack Obama, il quale poco prima della diretta si è detto fiducioso che la Casa Bianca rimarrà ai democratici. Poi, rivolto ai repubblicani, ha continuato: «Quello che vediamo sono solo slogan, non una singola proposta per aiutare le famiglie della classe media». Mentre sulla sponda destra del Potomac sembra che nemmeno la strategia dello spauracchio adottata da Ted Cruz alla vigilia di questo dibattito, quando aveva detto che se Trump vincerà in Iowa «potrebbe diventare inarrestabile», abbia funzionato.

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