Cronache

Tutor copiati in autostrada. I giudici: "Vanno distrutti"

Violazione del brevetto, disposta la rimozione delle attrezzature. La società: "Li sostituiremo"

Tutor copiati in autostrada. I giudici: "Vanno distrutti"

Quattordici anni fa gli automobilisti italiani investirono una parola misteriosa: tutor. Correva (ma con cautela, per paura appunto dei tutor) l'anno 2004, e sulle principali strade di collegamento Nord-Sud venivano installati i primi «Sistemi informativi per il controllo della velocità».

Il tutor (o speed control) è un dispositivo capace di leggere le targhe di tutti i tipi di veicoli grazie a due postazioni a distanza collegate con un elaboratore centrale che calcola i tempi di percorrenza e rileva le violazioni dei limiti di velocità. Dalla sua «entrata in esercizio», le multe sono state milioni. Ma solo oggi si è scoperto che l'omologazione di quelle famigerate apparecchiature fu macchiato da un - diciamo così - «scippo d'ingegno».

Ma la giustizia - pur con una lentezza paragonabile a quella di un cantiere sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria - ha fatto il suo corso. E ieri, dopo un lunghissimo iter giudiziario, siamo arrivati (forse) alla conclusione. Clamorosa. Secondo la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Roma (presidente, Lucio Bochicchio) Autostrade per l'Italia dovrà «rimuovere e distruggere tutti i tutor esistenti sulla rete autostradale perché costituiscono violazione di brevetto».

I giudici di secondo grado si sono pronunciati dopo che la Cassazione aveva disposto un processo bis di appello. E in questa sede le posizioni si sono ribaltate: il tribunale di Roma, accogliendo infatti le osservazioni in punta di diritto della Suprema corte, ha fatto chiarezza rispetto ai precedenti due verdetti. Stabilendo così che «il sistema di sorveglianza sul traffico autostradale denominato tutor installato da Autostrade per l'Italia sulla rete da essa gestita in concessione, costituisce contraffazione del brevetto» di cui è titolare una piccola azienda di Greve in Chianti, la Craft, fondata da un ex tecnico della «Galileo», Romolo Donnini, assistito dal professor Vincenzo Vigoriti e dall'avvocato Donato Nitti.

Nello specifico i giudici romani hanno ordinato «ad Autostrade di astenersi per il futuro dal fabbricare, commercializzare e utilizzare il sistema in violazione del brevetto». Per ogni giorno di ritardo, inoltre, «Autostrade dovrà pagare a titolo di sanzione civile 500 euro in favore della Craft». Da parte sua Autostrade tiene a precisare che «il tutor non verrà rimosso dalla propria rete per l'Italia, ma sarà immediatamente sostituito con un nuovo sistema diverso da quello attuale. Nel frattempo ricorreremo ancora in Cassazione». A proposito di «velocità», ieri a bruciare sul tempo tutti i siti nazionali che hanno dato la notizia della sentenza, è stata una attivissima testata online lucana, Usb (Ufficio Stampa Basilicata). Puntualizzando anche un aspetto niente affatto secondario: «Il sistema di controllo a causa del quale spesso abbiamo dovuto pagare salate multe per eccesso di velocità non doveva essere installato perché Autostrade per l'Italia ha commesso un plagio. Domanda: questo potrebbe determinare l'illegittimità (e quindi un possibile risarcimento) delle contravvenzioni contestate agli automobilisti? Certamente no perché il sistema plagio o non plagio era ed è omologato e perfettamente funzionante».

Unica consolazione, non da poco: grazie a tutor (e autovelox) le vittime della strada sono diminuite e la consapevolezza di chi guida è aumentata.

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