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Tutte le mani del governo sull'emendamento che scotta

Caso Guidi-Gemelli, la norma firmata dalla Boschi come «atto dovuto» fu presentata prima nello Sblocca Italia e poi ricomparve nella Stabilità

Tutte le mani del governo sull'emendamento che scotta

L'emendamento volto a velocizzare l'iter del progetto Tempa Rossa che, come un fiume carsico, scompare e ricompare passando dallo Sblocca-Italia alla legge di Stabilità. Le passioni e gli affari di famiglia. Il doppio registro utilizzato da Matteo Renzi nel giudicare colpe e responsabilità, con il benservito per Federica Guidi e la blindatura di Maria Elena Boschi la cui firma sull'emendamento «era un atto dovuto»: un trattamento differenziato che porta l'azzurra Elvira Savino a far notare che «o sei nel Giglio magico, oppure la ghigliottina delle dimissioni è inevitabile».

Per il governo Renzi si chiude un'altra settimana di passione. Una navigazione tempestosa figlia dell'intercettazione in cui l'ormai ex ministro dello Sviluppo Economico garantisce al compagno che sta per passare un emendamento affine ai suoi interessi privati. Nel 2014, però, era stato lo stesso iter dell'emendamento a suscitare sospetti e malumori nelle forze parlamentari. La prima comparsa risale a venerdì 17 ottobre 2014, nella commissione Ambiente della Camera. Ermete Realacci, mentre si discute dello «Sblocca-Italia», annuncia che il governo (nella persona del sottosegretario alla Sviluppo, Simona Vicari) «ha presentato l'emendamento 37.52». I membri della Commissione, compresi quelli del Pd, restano spiazzati. Si tratta di una misura che inserisce le opere relative al trasporto e allo stoccaggio di idrocarburi tra le infrastrutture alle quali si applicano procedure autorizzative in deroga. Il deputato di Si, Filiberto Zaratti descrive una notte convulsa, segnata da un «viavai di persone non accreditate, probabilmente lobbisti.

C'era anche un membro dello staff del ministro Boschi». E a un certo punto nei verbali si legge come la presidenza della commissione inviti a limitare l'ingresso ai soli autorizzati.Dopo un acceso dibattito che si protrae per ore lo stesso Realacci dichiara l'emendamento «inammissibile per estraneità di materia». A distanza di un anno e mezzo Realacci ricorda così quella misura: «Mi sembrò francamente un po' troppo e mi assunsi le mie responsabilità». Discorso chiuso? Affatto, perché il 14 dicembre 2014 (la telefonata della Guidi con il compagno è del 5 novembre 2014) mentre in commissione Bilancio al Senato si discute della legge di Stabilità 2015 il sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta e il viceministro all'Economia Enrico Morando, in rappresentanza del governo, presentano l'emendamento 2.9818, perfezionato dal relatore Giorgio Santini (Pd) con il subemendamento 2.9818/4. Il testo viene approvato in commissione (nonostante le dichiarazioni di voto contrarie dei senatori D'Ali (Fi-Pdl) e Uras (Misto-Sel). Resterebbe da affrontare l'aula, ma l'intero testo della Stabilità approvato in Commissione si trasforma in un maxiemendamento da votare con la fiducia a Palazzo Madama.

Qui entra in scena Maria Elena Boschi perché il maxiemendamento per prassi viene predisposto dal ministro per i Rapporti per il Parlamento, su cui ricade la responsabilità del testo e degli emendamenti, di concerto con il premier. Trattandosi di Stabilità, poi, un vaglio spetta anche al ministero dell'Economia e alla Ragioneria generale. La legge passa con la fiducia prima al Senato (dove l'emendamento diventa il comma 552) e poi alla Camera.

L'obiettivo è raggiunto, anche se una domanda resta senza risposta. Se è vero, come dice in serata il ministro Boschi che «Tempa Rossa è un progetto strategico per il Paese che prevede molti occupati nel Mezzogiorno e lo rifirmerei domattina», perché quel provvedimento non venne inserito dandogli piena visibilità e risonanza nell'articolato della legge di Stabilità?

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