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In tv va in onda TelePd. E il premier al TgLa7 parla più di Mentana

Ai democratici il 47% del tempo nei notiziari Rai. Mentre Renzi è onnipresente anche negli show

In tv va in onda TelePd. E il premier al TgLa7 parla più di Mentana

MatteoTv, o TelePd, gli altri non esistono. Nei telegiornali Rai, a settembre, il Pd ha occupato quasi metà del «tempo di parola» (i minuti in cui il soggetto politico parla direttamente in voce), pari al 46,86% del tempo, stracciando gli altri partiti: Forza Italia è a meno della metà, 17,5%, il M5S lontano anni luce, 6,4%, gli altri non ne parliamo, tutti ectoplasmi rispetto al Pd. Che sbanca nell'informazione del servizio pubblico, con punte differenti tra i diversi tg Rai. Il Tg3 fa parlare il Pd per il 57,08% del tempo, il Tg1 per il 47,8%, 31,3% per il Tg2, Rainews per il 47% del tempo (dati calcolati su tutte le edizioni dei notiziari Rai). Le tabelle dell'Agcom, sul «pluralismo politico-istituzionale in tv» relative al periodo 1-30 settembre 2014, riportano le presenze anche istituzionali, del capo dello Stato, del presidente del consiglio e delle altre cariche. E anche qui il segretario Pd e premier si impone con un 19,7%, pari a otto ore e 26 minuti tutti suoi a settembre. Più di 50 minuti di Renzi parlante al Tg1, battuto solo dal Pd. Di cui è il leader.

Il protagonismo televisivo di Matteo Renzi e il dominio mediatico del Pd (con le liti, le Leopolde contro le piazze Cgil, le scissioni minacciate, così che il Pd fa tutto da sè, maggioranza e opposizione) scavalcano reti, canali, satelliti. Se si guardano i numeri fuori dalla Rai la musica non cambia. Il Pd ha il 47% del tempo di parola su SkyTg24, mentre Renzi più del 25% da solo. Meno che al TgLa7, dove il premier a settembre ha parlato per il 33,5% del tempo dedicato alla politica (mentre al Pd spetta il 45,7%). Anche nei tg Mediaset Renzi è leader assoluto: a lui va il 29,5% del tempo di parola totale (con punte sopra il 32% a TgCom24 e Tg4), mentre il Pd è al 27,8%, battuto in questo caso dal centrodestra. Sempre sottostimato, nei tempi televisivi, il M5S, che probabilmente paga il fatto di non avere un leader disponibile a interviste o ospitate in tv (anzi, di averne uno che invita a non parlare con i giornalisti).

Attività in cui invece eccelle Renzi, che ha mosso i primi passi tv con Mike Bongiorno, ospite del quiz La Ruota della fortuna nel '94, e di sè ha detto: «A me, dopo la politica, piacerebbe insegnare o diventare conduttore tv». Un po' di confronti con i numeri dei suoi predecessori. Se prendiamo un mese a caso del mandato di Enrico Letta (ottobre 2013) emerge che l'allora premier ha avuto solo il 14,4% del tempo di parola, e ancora più negativo è il confronto con lo spazio del Pd nella stagione Letta: solo il 29% in Rai, meno del Pdl. Persino per Mario Monti, osannato da stampa e tv nella sua (breve) stagione da premier-salvatore del Paese, per trovare percentuali a livelli di Renzi bisogna limitarsi al suo (breve) apice di popolarità a inizio 2012 (però non aveva anche un partito). Percentuali più basse per Berlusconi premier, che nei tg Rai si piazzava attorno al 12% (così, ad esempio, è stato nell'ottobre 2010), col Pdl lontano dalle percentuali di invasione di tg raggiunte dal Pd renziano.

Il Pd, e Renzi ovunque, meglio se dal vivo. Anche perchè l'ex sindaco di Firenze, molto a suo agio davanti alle telecamere, sembra fare bene allo share. Con l'apparizione dalla D'Urso a Canale 5 Renzi ha fatto schizzare lo share al 19,2%, ospite di Virus su RaiDue ha contribuito al sorpasso su Santoro, mentre nella sfilata pre europee dei leader a Porta a porta Renzi è stato battuto solo da Beppe Grillo, il cui ritorno in Rai, però, valeva come evento storico, e dunque fuori classifica. Per il resto tra Renzi e la tv è pura love story. E quando non ci va, sono le tv a farlo parlare, o a far parlare il suo Pd.

Meno male che la par condicio non vale se non si è in campagna elettorale.

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