Cronache

Uccide di botte la moglie: era ai domiciliari

Era considerato un detenuto modello. Scriveva sui social: «Non mi fido di nessuno»

Uccide di botte la moglie: era ai domiciliari

Una belva furiosa. Una vita difficile ma lei la voglia di vivere non l'aveva mai persa e lo si capiva guardandola negli occhi. Il marito però la scorsa notte, nella casa dove vivevano, l'ha ammazzata. E quando i carabinieri prima dell'alba, sono arrivati in quella abitazione di viale Regina a Cavarzere, nel veneziano, hanno visto l'orrore. Le pareti intrise di sangue. Il bagno un lago rosso. La casa in condizioni pietose. Lui l' ha ammazzata a mani nude pestandola a più non posso come una belva furiosa, prendendola a botte, forse sbattendole la testa contro il muro e forse picchiandola anche con una sedia, fino a che lei non ha chiuso gli occhi, per sempre. Lei è Maila Beccarello di Santa Maria di Sala, in provincia di Venezia. Il 2 agosto scorso, una settimana fa, aveva compiuto 37 anni e l'uomo che l'ha ammazzata è Natalino Boscolo Zemello, 35 anni, di Chioggia. Un ex pescatore, pregiudicato, agli arresti domiciliari dal 2015. Aveva patteggiato un anno e otto mesi per tentata estorsione, violenza privata e minaccia. Un detenuto modello dicevano che rispettava tutte le prescrizioni. I due vivevano in questa casa in affitto da luglio dell'anno scorso, avevano preso casa qui per permettere a lui di scontare la pena. La scorsa notte una lite, per futili motivi, cominciata in giardino e poi il pestaggio, fino al delitto consumato dentro casa. Quando i carabinieri di Chioggia, con il capitano Francesco Barone, sono arrivati hanno trovato sangue, sangue e sangue ovunque. Il corpo in giardino, portato fuori dal marito stesso. Probabilmente Maila ha provato a scappare, date che c'era sangue in varie parti dell'abitazione.

È stato il marito ad avvisare il 118. Dopo averla pestata ha chiamato gli agenti dicendo che la moglie non stava bene. Ma per Maila non c'era già più nulla da fare. È morta per le percosse. E lui, per tentare di coprire le tracce, aveva anche provato a pulire. Impossibile togliere i segni di quell'orrore. Natalino all'inizio ha provato a negare. Poi ha ceduto e i militari lo hanno arrestato. Un raptus dicono, imprevedibile e improvviso. La coppia da tempo aveva dei dissidi familiari: lei lavorava saltuariamente, vivevano con la pensione della madre, che, come racconta chi la conosceva, si faceva in quattro e lavorava come una matta per far campare tutta la famiglia. Maila un anno fa scriveva su Facebook: «Si vive, si cerca di tirare avanti, nonostante la vita ci dia brutte cose ed esperienze». Ma alle forze dell'ordine però mai nessuna denuncia, mai nessuna segnalazione che potesse far intendere che Maila fosse in pericolo. Lui martedì pubblicava una foto su Facebook con scritto: «Un tempo mi fidavo di tutto e tutti. Per fortuna quel tempo è finito». Sul web ieri l'uomo è stato assalito: «Mostro stai bene morto». E poi ancora: «Spero ti facciano il c... in galera. Verme».

Sì, quel tempo è finito.

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