Cronache

Uccisa per denaro dal figlio adottivo

Vittima un'insegnante attiva nel volontariato: non voleva dargli soldi per i videopoker

Uccisa per denaro dal figlio adottivo

Torino - Ci sono volute meno di 48 ore agli investigatori della Squadra Mobile della questura di Vercelli per smontare l'alibi di Ndongo Caleb Longku Merlo e arrestarlo con l'accusa di aver barbaramente ucciso la propria madre adottiva, Paola Merlo, 66 anni, maestra di Vercelli. L'uomo - 30 anni, originario del Camerun ma da anni residente a Vercelli - ha picchiato la madre fino ad ammazzarla, perché lei si era rifiutata di dargli ancora del denaro da spendere ai videopoker. Per tentare di farla franca, era stato proprio lui, Ndongo Caleb Longku Merlo, martedì 10 luglio, ad avvertire il 118 per soccorrere la madre e agli infermieri aveva raccontato di averla trovata ormai morta in bagno, forse in seguito a una caduta durante alcuni lavori domestici. «Io sono andato al lavoro pregandola di non fare nulla in casa e di restare tranquilla - ha raccontato l'uomo - perché si era sentita male il giorno precedente». Ma a quella versione non ha creduto la procura di Vercelli, che dopo i primi esiti dell'autopsia sul corpo di Paola Merlo e di alcuni giorni di indagini ha fermato il figlio adottivo, con la pesante accusa di omicidio aggravato. Secondo una prima ricostruzione, Ndongo Caleb Longku Merlo, fondatore dell'associazione «Valori dimenticati» (per l'integrazione dei migranti), avrebbe colpito la madre dopo un violento litigio, scoppiato perché lei si rifiutava di dargli altri soldi che lui usava per giocare d'azzardo. Resosi conto di aver ammazzato la madre, l'uomo ha ideato una messinscena, nella speranza di farla franca: ha chiamato i soccorsi, ha dato la sua versione dei fatti nel tentativo di depistare le indagini e per giorni ha raccontato la sua ammirazione per la madre e quanto fosse buona quella donna che con generosità d'animo, lo aveva adottato, crescendolo come un figlio amato e coccolato. Tacendo, anzi mentendo, però, su cosa era accaduto realmente quel giorno nel bagno della casa quando, durante un litigio, lui l'ha uccisa.

Il medico legale, durante la visita per costare le cause della morte della donna, aveva segnalato lividi e contusioni incompatibili con un incidente domestico, smontando così la versione data dal figlio. La successiva autopsia e le indagini della polizia hanno portato all'arresto di Ndongo Caleb Longku Merlo. Paola Merlo era una delle insegnanti più conosciute del capoluogo e nella sua lunga carriera era stata attiva nel mondo del volontariato e nel sindacato. Aveva insegnato a Pezzana e alla «Gozzano» di Vercelli e a settembre di quest'anno sarebbe andata in pensione.

Stava già organizzando una festa con gli amici più cari, non poteva certo immaginare che proprio quell'uomo che aveva allevato come un figlio, l'avrebbe uccisa di botte per il suo rifiuto di dargli ancora del denaro da giocare ai videopoker.

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