Politica

Uccise cinque malati Infermiera-killer libera grazie allo «sconto»

Le sue parole sconvolsero l'Italia: «Iniettavo aria nelle vene, mi piaceva vedere i soccorsi»

Nino Materi

Ma da quando una scarcerazione anticipata viene «decisa» dall'avvocato del detenuto? Lascia perplessi la dichiarazione rilasciata al Il Giorno dal legale di Sonya Caleffi, l'infermiera-killer dell'ospedale «Manzoni» di Lecco. Lei, l'angelo della morte, condannata a 20 anni per l'omicidio di cinque paziente (e del tentato omicidio di altri due) sarebbe dovuta uscire dal carcere nel 2024 dove fu rinchiusa nel 2004 al termine dell'iter processuale.

L'immagine della Caleffi in versione sorridente mentre entra ammanettata nell'aula di tribunale indignò l'Italia quanto l'orrore di scoprire come una donna, pagata per assistere i malati, fosse solita iniettare ossigeno nelle vene di quelli che - secondo lei - erano malati «ormai incurabili».

Caleffi avrebbe dovuto finire di scontare la pena per gli omicidi seriali tra sei anni, ma «grazie ai tre anni di indulto e a un anno di riduzione della pena ogni quattro, dovrebbe cavarsela con 14». Questo almeno secondo il calcolo del suo difensore.

Il caso esplose il 15 dicembre 2004, quando Sonya Caleffi, allora 34enne, fu arrestata. Tredici i casi di morte sospette in corsia, quattro quelli che l'infermiera confessò: cinque quelli accertati come «sua diretta responsabilità tramite iniezioni di bolle d'aria con la flebo». Nel marzo dell'anno successivo Caleffi ritrattò, sostenendo di non ricordare quanto accaduto. Per quegli omicidi venne condannata a vent'anni di cercare nonostante la richiesta di ergastolo dell'accusa nel processo d'Appello.

«Mi dispiace molto per quello che è successo, e chiedo perdono, se è possibile. Non volevo che finissero così, quei pazienti. Io praticavo quegli interventi perché mi piaceva che tutti accorressero in tempo a salvare i pazienti», le farneticanti giustificazioni dell'infermiera.

Il 15 dicembre 2004 venne arrestata. La polizia durante la perquisizione a casa sua trova libri che parlano di bulimia, anoressia nervosa, morte e i suoi romanzi preferiti sono Donne invisibili di Fabiola De Clercq, Sprecata di Marya Hornbacher, La morte è amica di Marie de Hennezel e Veronika decide di morire di Paulo Coelho. Tutti volumi ordinatamente impilati sul comodino a fianco al letto.

Il 14 dicembre 2007 viene condannata per 5 omicidi e 2 tentati omicidi a scontare 20 anni di reclusione nel carcere di San Vittore. «Sentenza troppo blanda», protestarono i parenti delle vittime; ora l'ennesima beffa: la scarcerazione con lo «sconto»: «Questa non è giustizia...».

Il 3 marzo 2008 la Corte d'assise d'appello di Milano le conferma la condanna di primo grado a 20 anni di reclusione, anche se il procuratore generale aveva chiesto l'ergastolo, ma il rito abbreviato ha ridotto la condanna.

Il 10 maggio 2008 fa passerella su Rai3 nel programma Storie maledette. A intervistarla è la giornalista Franca Leosini, quella specializzata in «mostri».

Compresi quelli travestiti da angeli.

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