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Uccise col tallio tre familiari Assolto: «Vizio totale di mente»

Paola Fucilieri

Milano Con due perizie psichiatriche dagli esiti opposti, quella super partes ha fatto la differenza. Determinando l'assoluzione di Mattia Del Zotto, il 28enne di Nova Milanese noto come «il killer del tallio» dopo che, l'anno scorso, inserendo la sostanza letale nell'acqua minerale, in un delirante crescendo durato mesi, aveva ucciso i nonni e una zia paterni, mandando inoltre all'ospedale per settimane con gravissime intossicazioni altri quattro parenti e la badante dei nonni morti. E innescando una caccia al colpevole che aveva portato gli investigatori dei carabinieri della compagnia di Desio a cercare il veleno fino in Friuli, nella casa di campagna dove i tre deceduti trascorrevano le vacanze estive.

Per il momento il giovane - imputato per omicidio volontario plurimo premeditato e lesioni plurime - resta in carcere a Monza, dov'è detenuto dal 7 dicembre 2017, assolto «perché incapace d'intendere e di volere» come ha stabilito ieri il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza Patrizia Gallucci. «Anche se dovrà rimanere per almeno dieci anni in una struttura psichiatrica giudiziaria» ha aggiunto il magistrato. Che aveva dovuto disporre una perizia psichiatrica d'ufficio, la terza, dopo che l'esperto nominato dal pm monzese Carlo Cinque aveva indicato Del Zotto solo parzialmente infermo di mente - cioè pazzo quando ha deciso di sterminare il parentado, ma sano nella realizzazione del piano di morte - mentre lo psichiatra della difesa lo aveva giudicato completamente infermo di mente.

Anche il perito incaricato dal gup, una decina di giorni fa aveva fa aveva dichiarato che Mattia Del Zotto era da ritenersi «affetto da un disturbo delirante, totalmente incapace di intendere e volere al momento dei fatti perché affetto da vizio totale di mente». Il pm e l'accusa avevano chiesto comunque che il 28enne fosse condannato all'ergastolo.

Domenico Del Zotto, padre del ragazzo, e la moglie in questi mesi non hanno mai abbandonato il loro ragazzo nonostante quel giallo che ha angosciato la Brianza con decessi e ricoveri, nel momento in cui si è risolto con l'individuazione del colpevole nel loro unico e problematico figlio, li abbia comprensibilmente lasciati senza fiato. In questi mesi infatti il capofamiglia ha fatto poche e sporadiche dichiarazioni. Ieri ha spiegato a Il Giornale che il figlio sta meglio e che a suo parere si rialzerà.

«Da mesi ormai non è più in cella da solo, ha ripreso a relazionarsi con gli altri, io e sua madre lo andiamo a trovare tutte le volte che ci permettono di farlo. Abbiamo sofferto molto in questo periodo perché la vicenda ha coinvolto persone della nostra famiglia che a loro volta soffrivano.

Rispettiamo la sentenza, vedremo se qualcuno ricorrerà in appello».

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