Politica

Ue, Di Battista giura che non si candiderà Ma picchia contro il leader del Carroccio

L'ex deputato attacca Salvini, Di Maio affonda su Juncker e l'Unione

Domenico Di Sanzo

Roma Eccoli. Ancora loro due. Alessandro Di Battista bolla come una «sciocchezza» l'ipotesi di una sua candidatura alle prossime elezioni europee, poi striglia l'alleato di governo Matteo Salvini, «colpevole» di essere invitato a una cena a cui partecipa anche Maria Elena Boschi. Luigi Di Maio rilancia sugli sprechi dell'Ue, primo tra tutti la sede dell'Europarlamento a Strasburgo. A questo schema bisognerà abituarsi, perché andrà avanti fino a maggio, data del voto.

Lo spartito preparato dalla Casaleggio Associati e dallo staff Comunicazione prevede una musica a due voci: Di Maio e Dibba. Sempre loro. I punti sottolineati in rosso, nelle agende che contano dentro il M5s, sono sostanzialmente tre: lotta agli sprechi delle istituzioni europee, sulla scorta della campagna che si sta facendo nel Parlamento italiano sul taglio dei vitalizi e degli stipendi degli onorevoli; centralità della figura di Di Battista e ritorno a toni e temi originari come l'ambientalismo, riaffermazione delle differenze con la Lega. Proprio su quest'ultimo tema, nella giornata di ieri, hanno giocato a favore dei grillini le polemiche sulla cena dell'associazione «Fino a Prova Contraria», presieduta dalla giornalista Annalisa Chirico. Si è parlato di garantismo e crescita dell'economia, presenti imprenditori, avvocati, magistrati e politici. Tra cui Salvini e alcuni renziani di rango. L'occasione giusta per parlare di dialogo tra Lega e Renzi in funzione anti-grillina. E Di Battista ha colto la palla al balzo per marcare il territorio. «Ma Salvini che ci va a fare a una cena dell'ancién regime insieme alle Boschi, ai Letta, ai Lotti, ai Carrai? - si è chiesto l'ex deputato M5s - Salvini queste sono serate da Malagò, torna in te!»

Come altre volte, è plastica la rappresentazione del gioco di ruolo dei due «cavalli di razza» del grillismo. Dove non può Di Maio, per questioni di realpolitik, arriva Di Battista. Nel frattempo Di Maio brandiva il manganello contro gli sprechi di Bruxelles. Sul Blog delle Stelle c'è l'ennesimo attacco frontale a Juncker. Con una sottolineatura che da qui a maggio sarà un mantra: «Juncker e tutti i suoi accoliti hanno devastato la vita di migliaia di famiglie con tagli folli mentre buttavano un miliardo di euro a legislatura in sprechi come il doppio Parlamento di Strasburgo. Sono errori che si pagano». Per chi si chiede il senso della spedizione del duo pentastellato in macchina verso la città francese, con dirette Facebook solo dall'esterno del Palazzo, la strategia rientra in uno dei punti in agenda di cui sopra: il ritorno alle origini. In strada, fuori dall'aula.

Che poi sono le stesse parole utilizzate in un altro messaggio di Di Maio ieri. «La democrazia non sono i palazzi - titola il sito del M5s con un post a firma del capo politico - sono le persone che partecipano». Il vicepremier risponde al ministro francese Nathalie Loiseau che, in merito alla chiusura della sede di Strasburgo, aveva detto: «Noi ne siamo fieri». Lo fa ripetendo le frasi del giorno prima: «Uno spreco indicibile che altro non è che una marchetta pagata al governo francese dagli eurocontribuenti. La risposta del ministro francese è stata che loro sono orgogliosi della sede di Strasburgo. Ci credo! La paghiamo noi!»

Nelle ore dell'autocritica di Juncker sull'austerity, bollata da Di Maio come «lacrime di coccodrillo», è arrivata l'accusa sullo stipendio del presidente della Commissione Ue. L'eurodeputata M5s Laura Agea ha detto: «Juncker, dall'alto del suo stipendio da nababbo di 27mila euro al mese, non è credibile quando parla di austerità».

E la musica grillina non è destinata a cambiare.

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