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Ma la Ue procede e non fa sconti: il 2,2% non basta, serve un nuovo Def

Moscovici: c'è un buon clima, tuttavia le regole vanno rispettate

Ma la Ue procede e non fa sconti: il 2,2% non basta, serve un nuovo Def

Roma - Toni cortesi, sostanza invariata. Se i vicepremier e leader di maggioranza Matteo Salvini e Luigi di Maio si sono irrigiditi sulle concessioni da fare a Bruxelles, l'Unione europea resta sulla linea del niente sconti all'Italia e prepara delle riforme che non promettono nulla di buono per il Belpaese.

Ieri il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici ha detto che la mano della Commissione resta «tesa» verso l'Italia. Ha assicurato che «il clima è buono». Ma di progressi veri non ci sono stati. Il meccanismo della procedura di infrazione prosegue secondo il cronoprogramma stabilito il mese scorso.

Domani è in programma un passaggio fondamentale, la riunione del Comitato economico e finanziario del consiglio europeo. Un organismo esecutivo dove sono rappresentati i ministri finanziari dell'area euro. Il parere sulla bocciatura della Commissione è prevista dalla procedura di infrazione, il famoso articolo 126 del Trattato sul funzionamento dell'Ue. Il fatto che la riunione si tenga così a stretto giro (ieri sera non era comunque ancora stata confermata) dimostra che Bruxelles va avanti.

Scontato il verdetto. I Paesi dell'area euro seguiranno la linea dell'Eurogruppo, che ha sostenuto la valutazione negativa della Commissione.

Moscovici ieri ha sottolineato come la limatura al deficit non possa bastare. Sopratutto nella misura filtrata da ambienti governativi durante il fine settimana, cioè il 2,2%. «Per me non è una questione di discutere di cifre, non si tratta di cercare una media, si tratta di rispettare le regole».

L'unico possibile compromesso accettabile per l'Europa è la conferma dell'impegno per l'obiettivo di medio termine che per l'Italia è il pareggio di bilancio. In sostanza l'Italia dovrebbe presentare un nuovo Documento programmatico di bilancio con un deficit strutturale (al netto del ciclo economico e delle misure una tantum) in calo progressivo fino al pareggio.

Partita complessa. Che paradossalmente vede il ministro dell'Economia un po' in disparte. Ieri Giovanni Tria era occupato in una trattativa se possibile ancora più difficile. Ha incontrato a Roma il ministro delle Finanze tedesco e vicecancelliere Olaf Scholz. Al centro del faccia a faccia, la riforma dell'Unione Bancaria e quella del Meccanismo europeo di stabilità (Esm) ma anche la proposta franco-tedesca per la creazione di un bilancio per l'eurozona. Tutte le proposte in campo rischiano di essere estremamente penalizzanti per l'Italia. Sul salva stati Germania e Francia vogliono limitare il rischio contagio, scaricando sui detentori di titoli di stato il salvataggio. Anche la proposta franco-tedesca per un bilancio unico presenta più di un aspetto critico per l'Italia.

Il rischio è che, mentre l'attenzione di tutti è concentrata sul bilancio 2019, passino riforme che ci condizioneranno per anni.

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