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Uggetti ora vuole uscire: ai pm le password dei pc

Il sindaco dà agli inquirenti le carte segrete: adesso potrebbe essere scarcerato. Indagato il funzionario che fece il bando truccato

Uggetti ora vuole uscire: ai pm le password dei pc

Milano - Arrivato al settimo giorno di San Vittore, il sindaco di Lodi Simone Uggetti capisce che la situazione rischia di inghiottirlo. E fa, a sorpresa, una mossa che è un segnale preciso lanciato alla Procura: consegna agli investigatori le password dei suoi computer, gli stessi che nei giorni precedenti all'arresto aveva cercato di formattare per azzerare la loro memoria a e fare sparire le tracce dei reati commessi. Dall'alba del 2 maggio, quando sono scattate le manette ai polsi del sindaco e dell'avvocato Cristiano Marini, tutti i computer sono nelle mani della Finanza. «Adesso cercheremo di capire cosa è sopravvissuto alle formattazioni disposte dal sindaco», spiegavano gli investigatori. Ma sarebbe stato un lavoro lungo e faticoso.

Invece lunedì, nel primo interrogatorio davanti al pm Laura Siani, Uggetti gioca d'anticipo e consegna le password, tutte. Certo, il sindaco sa che comunque prima o poi i tecnici della Procura, avrebbero scardinato la protezione del pc. Ma intanto la Procura apprezza il gesto, perché comunque fa risparmiare tempo e soldi. E soprattutto perché Uggetti non può avere alcuna certezza che la ripulitura del computer sia andata a buon fine. Da qualche parte, nei meandri del disco fisso, possono esserci ancora i segreti che lo inchiodano. Sull'appalto alle piscine comunali, quello combinato a tavolino. E forse non solo su quello.

Infatti i difensori del sindaco cercano di mettere subito a reddito la consegna delle password, come dimostrazione della volontà di collaborare, e presentano immediatamente una nuova istanza di scarcerazione al giudice preliminare Isabella Ciriaco, la medesima che appena pochi giorni fa ha respinto una istanza analoga. Ma adesso forse la situazione è mutata. E se la Procura dovesse dare parere favorevole almeno alla concessione degli arresti domiciliari, sarebbe la prova che i pm credono alla sincerità della collaborazione di Uggetti.

Cosa cambierà per l'inchiesta, e per le sue possibilità di allargamento, è presto per dirlo. Di carne al fuoco, cioè di tronconi di indagine dove le rivelazioni del sindaco potrebbero essere importanti, la Procura ne ha tanta. Ma ieri, quando in ambienti giornalistici si sparge la voce che le ammissioni del sindaco porterebbero l'indagine a lambire il suo predecessore, ovvero il vicesegretario nazionale del Pd Lorenzo Guerini, dallo staff difensivo di Uggetti arriva una smentita secca. Di certo c'è che la Procura non si accontenta: e punta a scardinare anche in altri punti la trincea del silenzio. Ieri nel registro degli indagati si aggiunge un nome: è di Giuseppe Demuro, il funzionario comunale che stese materialmente la gara d'appalto per le piscine seguendo le indicazioni di Uggetti, dopo che la impiegata titolare della pratica, Caterina Uggè, si era ribellata ai diktat del sindaco. Demuro finora nell'indagine ricopriva unicamente il ruolo dello zelante esecutore degli ordini superiori. Ma di fronte ai «non ricordo» con cui ha riempito i suoi interrogatori dei giorni scorsi, la Procura si è convinta della sua complicità col sindaco. È un tema cruciale: il ruolo della burocrazia comunale e il suo rapporto col potere politico. Qualcuno, sperano i pm, prima o poi canterà davvero.

(ha collaborato Flavia Mazza Catena)

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