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Un'astensione che ci isola fra gli alleati

Un'astensione che ci isola fra gli alleati

Contraddittori, confusi, impreparati a tutto. Non c'è davvero più nulla di sconsolante che possiamo dire sinceramente di non poterci aspettare dai ministri del governo gialloverde. Eppure, contro ogni attesa razionale, la banda di Giuseppe Conte riesce sempre a superarsi. Ricevere pubblicamente i ringraziamenti del grossolano e brutale dittatore filocubano del Venezuela Nicolás Maduro per il sostegno ricevuto dagli «amici italiani» significa davvero aver toccato il fondo. Maduro ci ringrazia perché, ricorrendo a motivazioni approssimative in perfetto stile grillino, l'Italia del trio Salvini-Di Maio-Conte sta riuscendo nell'impresa di paralizzare l'azione europea attraverso un'astensione che è la sintesi perfetta delle sue qualità negative. Incapace di trovare una sintesi tra i deliri guevaristi alla Di Battista e le posizioni anti-chaviste di Salvini, il nostro governo decide di mettere la testa sotto la sabbia. E mentre tutto il mondo si schiera da una parte o dall'altra su un tema che è al centro dell'attenzione delle cancellerie, noi preferiamo affermare l'equivalenza tra Maduro, un usurpatore liberticida ormai odiato dalla larga maggioranza della sua gente, e Juan Guaidó, il presidente ad interim che ha dalla sua il sostegno popolare. Con questo capolavoro al contrario riusciamo a mettere in fila una serie di errori che avrebbe dell'incredibile se non sapessimo chi li commette. Il primo è la pretesa di ignorare che un'astensione non ci mette al riparo (come i complimenti ricevuti da Maduro confermano) dall'accusa di avere di fatto scelto il campo sbagliato; il secondo è il danno che causiamo a ciò che rimane della nostra credibilità internazionale, perché chi non sceglie ha sempre torto e i nostri alleati (ammesso che questo governo non intenda sostituirli con l'internazionale dell'autoritarismo militarista che assembla la Russia di Putin e la Cina di Xi con l'Iran degli ayatollah e la Turchia del paranoico sultano Erdogan) se lo ricorderanno; il terzo è il male che facciamo alla nostra economia, perché pare difficile che l'Italia che ha strizzato l'occhietto a Maduro possa aspirare a un ruolo nella prossima riedificazione di un Venezuela che avrà bisogno di tutto ma resta un Paese potenzialmente ricchissimo; il quarto riguarda la nostra collettività nazionale a Caracas, che brama la liberazione da una dittatura rossa e ottiene invece squallidi equilibrismi senza prospettive.

Ci sarebbe, infine, anche un problema di dignità politica, ma a quella abbiamo rinunciato da un pezzo.

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