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Unicredit, i legali confermano: pressioni per salvare Etruria

Uno degli studi fiduciari ammette l'interessamento della Boschi per l'istituto. Il dossier fu poi accantonato

Unicredit, i legali confermano: pressioni per salvare Etruria

La vera prova, se servisse, è arrivata. Uno degli studi legali fiduciari di Unicredit, che ha sede ad Arezzo, conferma a distanza di sette mesi che «la Boschi mente» e che «Ferruccio de Bortoli ha ragione». Come scritto nel suo libro Poteri forti (o quasi). Federico Ghizzoni, allora ad di Unicredit, nel novembre 2014 venne avvicinato dall'ex ministro delle Riforme del governo Renzi, Maria Elena Boschi, che gli avrebbe rivolto richieste «specifiche» per salvare la banca nella quale il padre Pier Luigi era vicepresidente dal 2014 e consigliere dal 2011. Ma non trapelano i dettagli «per non violare il segreto professionale».

Secondo indiscrezioni, gli chiese una soluzione per Banca Etruria, in situazione pre-comatosa a causa di 3 miliardi di crediti deteriorati. La richiesta che la Boschi fece era quella che Unicredit potesse pensare all'acquisizione della popolare aretina. Ghizzoni incontrò la Boschi il 4 novembre 2014, il giorno in cui ricevette la richiesta di un interessamento, sebbene l'attuale sottosegretario continui a negare quella richiesta ma sulla quale oggi arriva la conferma dello studio legale fiduciario Unicredit.

Il super banchiere di Unicredit incontrò la Boschi in occasione dei 15 anni della nascita del colosso bancario. Sarebbe stata quella l'occasione colta dal ministro per la sua «proposta indecente». Ghizzoni poi incontrò anche, il mese successivo, l'ultimo presidente di Etruria, il geometra Lorenzo Rosi, ma di questo non ci sono conferme. Solo Rosi sa di quell'incontro e forse lo rivelerà in commissione d'inchiesta, dove lo aspettano.

Comunque, in quei mesi ci fu poi davvero un lavoro di approfondimento di Unicredit nei confronti di Etruria, segno che Ghizzoni obbedì alle richieste rivolte dalla ministra. Il dossier finì addirittura all'area fusioni e acquisizioni, nelle mani della manager Marina Natale, ma venne accantonato subito proprio per i troppi crediti deteriorati accumulati dalla banca.

Ironia della sorte oggi Ghizzoni è diventato presidente di Rothschild Italia, ovvero uno dei big del settore al quale finirono una parte delle consulenze da 13 milioni di euro erogate da Banca Etruria tra il 2008 e il 2013, e che oggi vengono contestate dalla procura perché «non dovute». Contratti ratificati dal cda nel quale sedeva anche babbo Boschi e che potrebbe essere accusato per questo di distrazione patrimoniale. I pm devono però ora dimostrare che quelle consulenze fossero false o gonfiate. Anche Ghizzoni è in attesa di essere chiamato a deporre in commissione d'inchiesta.

Un altro avvocato di Arezzo, invece, riferisce sui risparmiatori di Etruria: «Non capiscono perché Mps sia stata trattata in un modo e loro in un altro. Restituzione delle subordinate al 100% senza limiti di reddito per quelli di Mps, arbitrati e paletti ai rimborsi per quelli di Etruria. Se avessero ridato tutto con un decreto correttivo di questa storia non fregherebbe più nulla a nessuno. Del Boschi importa solo alla politica».

E fa strano sentire pure la Cgil scagliarsi contro Renzi e il Pd. «Per il Pd questo è un autogol spaventoso - commenta Alessandro Mugnai, segretario Cgil di Arezzo - Inutile che continuino a fare le verginelle. Il fatto che non ci sia stato controllo da parte di Bankitalia e Consob non smarca il cda dalle sue responsabilità perché è lì che sono state prese le decisioni e questo è fuori da ogni discussione. Solo dopo ci sono responsabilità che attengono agli organi ispettivi, ma la prima responsabilità di tutte è quella del cda. Quindi la smetta Renzi di attaccare solo Bankitalia, è una cosa che non regge. Il commissariamento poi era un atto dovuto». Per il resto ad Arezzo tutto tace «ma qui siamo solo agli inizi, di sostanza ce n'è ancora molta - dice ancora Mugnai - Noi seguiamo 1.700 persone che sono state truffate, sono pensionati che hanno perso i risparmi di una vita, che da un giorno ad un altro si sono visti dilapidare delle loro risorse. Alcuni sono andati in rovina, altri non dormono più la notte. A noi interessano queste cose, non le loro acrobazie politiche».

Dalla procura, chi incrocia il procuratore capo Roberto Rossi in corridoio o ha modo di scambiarci due chiacchiere, riferisce che, malgrado il caos verbali in commissione d'inchiesta, il magistrato «si sente molto tranquillo ed sicuro di quello che fa» e conferma che «sul Boschi non c'è niente».

A questo punto, forse, c'è di più sulla Boschi.

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