Politica

Unioni civili in bilico Il premier s'arrende e smonta le adozioni

Al Senato i numeri sono ballerini e Renzi apre ai cattolici del suo partito promettendo che si impegnerà a livello mondiale contro l'utero in affitto

Il tempismo a volte può essere tutto. E non è affatto casuale che alla vigilia dei primi voti del Senato sulle unioni civili, Matteo Renzi tenda la mano a chi, dentro e fuori il Pd, è contrario alla stepchild adoption. Il primo segnale distensivo, in verità, arriva a metà giornata da Anna Finocchiaro. Che nel suo intervento in aula punta il dito contro la pratica dell'utero in affitto e annuncia il deposito di una mozione con cui Palazzo Madama «impegnerà il governo ad un'iniziativa per la sua messa al bando a livello internazionale». Un gesto forte, insomma. Che ha come obiettivo quello di togliere il principale argomento a chi si oppone all'adozione del figlio biologico del partner nelle coppie omosessuali perché incentiverebbe la pratica dell'utero in affitto (non permessa in Italia, ma legale in molti Paesi). Renzi, dunque, prova a svelenire il clima in vista del voto del Senato e mette sul tavolo l'impegno suo e del governo a battersi in questa direzione. In serata, infatti, è proprio il premier a benedire la proposta Finocchiaro. «Pensare che si possa considerare la maternità o la paternità un diritto da soddisfare pagando - scrive nella sua Enews - mi sembra ingiusto. In Italia tutto ciò è vietato, ma altrove è consentito. Rilanciare questa sfida culturale è una battaglia politica che non solo le donne hanno il dovere di fare».Messo in chiaro questo, però, Renzi non cambia né posizione né strategia sugli emendamenti. Nessuna concessione a Ncd, anche perché la convinzione è che nei voti segreti i centristi - vista l'abbuffata di poltrone del rimpasto - saranno molto più benevoli di quanto dicono. A preoccupare il premier, invece, è la minoranza del Pd che potrebbe utilizzare gli scrutini segreti per tirare qualche calcione al governo. D'altra parte, che da oggi il voto in Senato sia una sorta di roulette russa lo sanno tutti, soprattutto dopo che Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio hanno concesso la libertà di coscienza ai parlamentari Cinque stelle. A rischio, peraltro, non è solo l'articolo 5 del ddl Cirinnà (quello sulla stepchild adoption) ma anche altre parti del provvedimento, visto che ci sono diversi emendamenti correttivi del testo (che presenta vari errori tecnici, con il rischio che alla fine il Parlamento licenzi una legge incoerente come accadde nel 2003 sulla procreazione assistita). È per tutte queste ragioni che Renzi ha voluto ribadire che su «alcuni punti» che «rimangono aperti è giusto che si pronunci il Parlamento». A partire dall'adozione del figlio del partner.

In questo modo il premier resta fedele alla sua linea sul ddl Cirinnà e qualunque cosa accada avrà buon gioco a scaricare proprio sui Cinque stelle eventuali incidenti di percorso.

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