Politica

Unioni gay, i renziani ostacolano Renzi

Pd in caduta libera nei sondaggi: in un anno ha perso 6 punti

Laura CesarettiRoma Raccontano che sulle unioni civili il premier Matteo Renzi sia notevolmente irritato con alcuni senatori Pd.E non si tratta dei soliti noti della minoranza interna, che paradossalmente stavolta sono costretti a stare col premier, ma di renziani di stretta osservanza. Che però, dice chi parla con il premier, «stanno facendo un gran chiasso coi loro emendamenti contro la stepchild adoption, senza portare un consenso in più e con l'unico risultato di far apparire il Pd spaccato, alla vigilia di un possibile successo storico».Il «successo storico» sarebbe l'approvazione di una legge che equipara le coppie gay a quelle eterosessuali, terreno su cui l'Italia è ormai fanalino di coda dell'Occidente: «E io mi vergogno di vivere in un Paese che non riesce a fare questo passo avanti sui diritti», dice il premier. Il 26 gennaio il ddl Cirinnà va in aula al Senato, e Renzi ha chiaramente detto di volere un voto positivo in tempi rapidi, step-child adoption inclusa. Ma nel Pd c'è un gruppetto di cattolici che frena, e i più attivi sono proprio i renziani Lepri e Di Giorgi, autori di un emendamento che propone come mediazione il cosiddetto «affido rafforzato». Mediazione rivolta non si capisce a chi, visto che in realtà - come ben sa il premier - Angelino Alfano ha deciso di schierare Ncd per il no alla legge: «È l'unico tema su cui il povero Alfano riesce a marcare una distinzione da noi che gli serve come il pane, perché dovremmo impedirglielo?», si chiede ironico un dirigente Pd. Con toni più diplomatici, è questo che spiega il vicepresidente dei senatori Pd Giorgio Tonini: «Emendamento interessante. Non mi sembra però che sia arrivata una risposta positiva di Ncd. E una strada del genere può essere percorsa solo se allarga il consenso sul testo, non se lo restringe». Oltretutto, fanno notare in casa Pd, il cosiddetto «affido rafforzato» è un ibrido di dubbia costituzionalità, che rischia di essere immediatamente impugnato davanti alla Consulta.Ma sulla strada della stepchild adoption, ed è questo che preoccupa il premier, c'è un altro ostacolo: quello del Quirinale. Il cattolico Mattarella infatti ha lasciato trapelare le sue perplessità sul rischio di «equiparazione» al matrimonio, e quindi anche sulle adozioni. La settimana prossima ci sarà una prima riunione dei senatori Pd, mentre il 18 gennaio la questione sarà discussa nella direzione del partito convocata da Renzi. La linea del governo è quella di lasciare libertà di coscienza ai singoli parlamentari, affidando all'aula la questione adozioni, ma schierando chiaramente il Pd a favore del complessivo «passo avanti sui diritti». Sperando in una gestione sapiente dell'aula, che riesca a sventare le trappole del voto segreto e nella creazione di una maggioranza trasversale che metta in sicurezza il ddl. Contando sulla linea «morbida» della Cei, che ieri ha bocciato il nuovo Family Day ipotizzato da frange oltranziste: «Dalla Cei ci dicono di andare avanti: sanno che la mobilitazione della destra cattolica è contro il Papa, prima che contro le unioni civili», confidano i dirigenti del Pd. Renzi vuole un risultato da esibire alle amministrative per recuperare consensi a sinistra.

Operazione utile, visti i sondaggi: ieri Tecnè dava il Pd al 31%, in calo di 6 punti in un anno, con Grillo al 29% e centrodestra stabile.

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