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Uniti contro la riforma Il tridente di Berlusconi per cacciare il premier

Il leader di Forza Italia ha incontrato a Roma Salvini e Meloni: sul tavolo la strategia comune

Uniti contro la riforma Il tridente di Berlusconi per cacciare il premier

Il centrodestra unito dice «No» al referendum. Silvio Berlusconi ritorna a Roma dopo una lunga assenza e riapre subito il cantiere politico del centrodestra. Arrivato martedì sera nella Capitale con Francesca Pascale, l'ex premier vede Gianni Letta, incontra lo stato maggiore azzurro e soprattutto riceve a colazione Palazzo Grazioli Giorgia Meloni e Matteo Salvini, vincendo così le resistenze del leader leghista che aveva dichiarato a più riprese l'intenzione di non partecipare a summit allargati fino al giorno del referendum.

Il segnale dato da Berlusconi con la sua apparizione televisiva a favore del «No» - per Renato Brunetta la sua discesa in campo può valere 4-5 punti percentuali - ha però rassicurato gli scettici, Salvini in primis, e spazzato via le incomprensioni. E così l'incontro può finalmente andare in scena.

Il vertice tripartito si risolve in una comune dichiarazione di intenti: bisogna unire le forze e mettere da parte stoccate e incomprensioni. Berlusconi assicura di essere pronto a percorrere in maniera attiva la strada della propaganda televisiva. Salvini accende i riflettori sul tasto della partecipazione al voto, visto che non tutti sanno che non c'è il quorum. Meloni invita a mandare in tv facce giovani per non rischiare di trasformare il voto in una sorta di derby generazionale tra vecchia e nuova politica. Si lavora anche a un maggiore coordinamento tra i diversi comitati. Ma sopratutto i tre leader concordano di mettere in campo una prima linea comunicativa composta soprattutto di sindaci e amministratori locali. Persone che abbiano il polso del territorio e siano in grado di spiegare i pericoli contenuti nel Ddl Boschi.

«Berlusconi, Salvini e Meloni hanno ribadito la ferma opposizione di tutto il centrodestra a un progetto di riforma che non risolverebbe nessuno dei problemi del Paese, né in termini di efficienza né di contenimento dei costi, mentre produrrebbe un preoccupante deficit di democrazia limitando la possibilità di espressione di voto degli italiani e determinando il serio rischio di consegnare a una ristretta minoranza di sinistra il controllo dell'esecutivo e degli organi di garanzia» scrivono i tre leader in un comunicato congiunto. L'accento va anche sull'evidente valore politico della consultazione e sulla ricerca di una legittimazione da parte di Matteo Renzi. «La prova referendaria ha anche un indubbio valore politico, poiché attraverso di essa il terzo premier consecutivo non eletto dagli italiani, cerca una legittimazione che non merita, visti i fallimenti del suo governo in ogni settore, dall'economia all'occupazione, dalla politica internazionale alla sicurezza dei cittadini, al contrasto all'immigrazione clandestina».

I tre partiti sul referendum «daranno vita sul territorio a iniziative coordinate o congiunte, in modo da raggiungere in modo capillare gli italiani». Inoltre si lavora anche per il post-voto per «dare vita a una nuova fase costituente per una riforma che, realizzi: elezione diretta del Capo dello Stato, un vero federalismo, il dimezzamento del numero dei parlamentari e del loro costo».

Il comune obiettivo è quello di proporre un'alternativa credibile alla riforma di Renzi, «mal scritta e pericolosa per la democrazia, ma anche un'alternativa di governo in grado di assicurare la stabilità, in uno scenario mondiale sempre più preoccupante».

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