Cronache

Uomini e animali insieme La sfida (vinta) dell'Abruzzo

Gli avvistamenti portano turismo e ricerca. Il presidente del Parco: non sono aggressivi, in paese cercano solo cibo

Uomini e animali insieme  La sfida (vinta) dell'Abruzzo

Pescasseroli (Aq) La sfida è quella di coniugare la tutela e la conservazione di una specie a rischio estinzione con la garanzia della pubblica sicurezza per i cittadini. L'orso bruno marsicano, nel Parco Nazionale d'Abruzzo, è ormai parte integrante delle popolazioni. E l'avvistamento di questa specie, di cui si contano 50-60 esemplari, sta diventando un vero e proprio business: boom di turismo da tutta Italia, ma anche dall'estero, un forte indotto economico, ricerca e divulgazione scientifica. Siamo nel cuore del Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio Molise, e non è affatto insolito vedere un orso che cammina tranquillamente e pacificamente per le vie delle cittadine all'interno del parco. Oramai il territorio è diventato un tutt'uno e la fatica, spesso, è quella di rassicurare la gente: l'orso non è un animale aggressivo e «non si può rinchiudere all'interno di un ambiente che è già suo». Il motto che campeggia tra gli operatori del parco, infatti, è questo: «la città ha invaso il bosco, e non viceversa».

Tutto, in questa meravigliosa terra composta da boschi secolari, verdi praterie, montagne e faggeti parla di orsi. «A due ore da Roma vieni ad ammirare gli orsi», dice qualcuno scherzando ma non troppo, della riserva naturale. Nei paesini arroccati da poche centinaia di anime è un susseguirsi di richiami all'orso bruno: bar dell'orso, locanda dell'orso, ristorante orso bruno. Lungo le strade non mancano i cartelli che invitano l'automobilista a fare attenzione per il possibile passaggio degli animali. «Rallenta. La velocità uccide gli orsi e voi stessi». E ancora sagome di orsi, cartelli, souvenir.

Dei 50-60 orsi bruni marsicani (il censimento è stato realizzato nel 2014 grazie ai radiocollari gps, per vedere il percorso compiuto, e all'analisi genetica, con identificazione del pelo), il 90% vive nel Parco d'Abruzzo, il restante 10% nel parco della Maiella e zone limitrofe. Un'area protetta di 51mila ettari, a cui si aggiungono gli 80mila ettari della zona di protezione esterna che è una estensione della zona più strettamente protetta. E se per la International Union for Conservation of Nature l'orso marsicano tecnicamente è già una «specie estinta», di tutt'altro avviso è il presidente del Parco nazionale, Antonio Carrara. «Certamente ci preoccupa il loro numero esiguo afferma - ma è grazie al Parco d'Abruzzo che questa piccola specie esiste ancora e si è conservata. Tuttavia questo non ci basta, dobbiamo lavorare per far crescere questo numero e soprattutto far sì che possano vivere al di fuori da questo territorio. La convivenza con l'uomo non è semplice, ma nemmeno impossibile». Se infatti nei paesi nel cuore del Parco come Pescasseroli, Civitella Alfedena e Barrea è pressoché normale la convivenza tra orso e uomo, è più difficile che questo accada nei paesi al di fuori dell'area Parco.

«Ho visto l'orso proprio due giorni fa, la mattina presto, sopra la fontana. Non sono cattivi, sono animali buoni», racconta Loreto, allevatore di Villavallelonga. «Noi cerchiamo di impedire che arrivino in paese - prosegue Carrara - ma non è sempre facile. L'orso cerca da mangiare e dove trova, anche nei centri abitati, si ferma». Da qui un messaggio per tranquillizzare la popolazione: «Non conosciamo situazioni in cui l'orso marsicano abbia deliberatamente attaccato la popolazione assicura il presidente del Parco -. L'orso non è né buono né cattivo, ma è pacifico e tranquillo». E anche la convivenza tra orso e uomo è migliorata. «Negli ultimi 50 anni conclude Carrara - 22 orsi sono stati ammazzati con arma da fuoco: 17 nei primi 24 anni, solo 5 nei restanti 25 anni».

Intanto nei punti di osservazione si radunano curiosi, turisti e appassionati per cercare di vedere il mammifero da vicino.

Ma, come dicono gli abruzzesi, «l'orso è una incontratura»: puoi stare ore ad aspettarlo e non vederlo; o avere un pizzico di fortuna e incontrarlo quando meno te lo aspetti.

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