Cronache

Uomo e cane, un amore che dura da 40mila anni

Oggi tendiamo a modificare Fido secondo il nostro capriccio. Ma cinque razze "primitive" ci ricordano che cos'era un tempo

Uomo e cane, un amore che dura da 40mila anni

Ieri si è celebrata la giornata mondiale del cane e, nel ricordare il «più fedele amico dell'uomo», la migliore scelta che posso fare è rileggere E l'uomo incontrò il cane , un capolavoro del più grande etologo mai esistito: Konrad Lorenz. In questo libro il Nobel per la medicina, racconta come può essere andato l'incontro tra uomo e cane. Gli sciacalli erano considerati dalle tribù primitive degli scrocconi e dei rompiscatole (con i loro ululati rompevano gli zebedei ai «vicini») cui scagliare addosso pietre. Lorenz immagina un'orda di guerrieri perdenti, stanca, affamata e in cerca di un bivacco. D'improvviso un suono. È l'urlo dello sciacallo che annuncia l'avanzare di belve affamate. E l'uomo è un buon boccone.

A quel punto il capo dell'orda fa una cosa che strabilia tutti (e li fa arrabbiare). Stacca un pezzo di carne dal magro bottino e lo getta a terra seminandone brandelli lungo il cammino. Gli sciacalli seguono i guerrieri mangiando la carne e quando essi si fermano per il bivacco, li proteggono con le loro urla dall'attacco improvviso della tigre. Un uomo si alza e va a deporre alcune ossa a una certa distanza, dove ancora giunge il riflesso del fuoco. «Un evento memorabile - scrive Lorenz -. Per la prima volta l'uomo ha nutrito di sua mano un animale che gli è utile e quella notte l'orda dorme tranquilla perché gli sciacalli proteggono il campo. Nessuno getterà più pietre contro di loro».

Che sia o meno andata così e che abbia ragione Lorenz, il quale vuole il cane discendente dallo sciacallo mentre molti altri indicano il lupo quale suo antenato, l'addomesticamento del cane, o meglio l'unione d'intenti tra il cane e l'uomo, è avvenuta su basi quasi paritarie e senza l'aiuto (o l'ostacolo) dei sindacati, nel determinare i reciproci doveri e diritti. Tu, uomo, con le tue frecce, asce e coltelli procuri da mangiare per la tua tribù e riservi gli avanzi a me, sciacallo o lupo che, forte del mio olfatto e del mio udito, ti faciliterò il compito, facendoti poi da sentinella per la notte. Questo avveniva verisimilmente 40mila anni fa mese più mese meno.

Certamente oggi i rapporti sono un tantino cambiati, ma esistono ancora le landraces , ovvero quelle razze di cani definite «primitive», sulle quali l'uomo non è intervenuto geneticamente con selezioni astruse, come ha fatto per molte altre. L'Akita e Shiba Inu in Giappone, il Basenji in Africa, il Canaan Dog in Israele, il Cirneco dell'Etna in Italia sono esempi viventi di razze incontaminate, con cui si può ancora provare il brivido di confrontarsi quasi come millenni fa, con tutte le soddisfazioni (e i rischi) che questa frequentazione comporta.

Al di là dei cani primitivi, l'uomo ha pesantemente condizionato l'anatomia e la fisiologia delle razze canine entrando prepotentemente nel loro dna, stravolgendolo a fini di piacere e lucro, incrinando, a mio parere, quel patto antico che aveva contratto a cavallo del paleolitico. Oggi, se Paris Hilton o qualunque altro personaggio del jet set decide di volere un cane da borsetta gli allevatori si mettono all'opera per nanificare i «cani bonsai». Nascono così Chihuahua, Volpini e Barboncini nani, leziose trousse che stanno nella borsetta e quando hanno bisogno di cure (tutti i giorni)devono consultare il microchirurgo.

Per fortuna abbiamo anche tante razze capaci di salvare un uomo tra le macerie del terremoto, come tra quelle della rovina mentale.

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