Politica

Usa, in arrivo maxi rapporto su centinaia di preti pedofili

Manuela Gatti

Secondo i legali delle vittime si tratta dell'inchiesta più imponente mai condotta da uno stato americano sugli abusi sessuali perpetrati (e coperti) dalla Chiesa cattolica. Dopo due anni di indagini, il procuratore generale della Pennsylvania, Josh Shapiro, ha comunicato che entro la fine di giugno pubblicherà un rapporto di 884 pagine su centinaia di casi di violenze che si sarebbero verificate negli ultimi decenni in 6 delle 8 diocesi dello stato. «Questa relazione potrebbe essere rivoluzionaria - ha detto Terry McKiernan, presidente di BishopAccountability.org, ong che raccoglie i documenti pubblici sui casi di abusi nella Chiesa -. Nessuno stato delle dimensioni della Pennsylvania aveva mai condotto un'inchiesta completa sull'argomento».

Le indagini, iniziate a luglio 2016, sono state portate avanti dal gran giurì, una commissione che si occupa di stabilire se ci sono prove sufficienti per aprire un processo penale. Sono state sentite dozzine di testimoni e scandagliate oltre mezzo milione di pagine provenienti dagli archivi delle diocesi. Gli inquirenti hanno dovuto valutare le accuse di abusi sessuali su minori, le mancanze della Chiesa nel denunciare i fatti alle autorità e la presunta ostruzione di giustizia nei confronti di persone dell'ambiente ecclesiastico. Tra le vittime sentite c'è anche Mark Rozzi, italo-americano, 46 anni. Quando ne aveva 13 è stato stuprato dal prete della sua parrocchia, Edward Graff, in una doccia. Oggi è deputato alla Camera dei rappresentanti della Pennsylvania e uno dei suoi obiettivi è rendere più semplice denunciare gli abusi subìti, procedura che oggi sottostà a specifici limiti di tempo. Rozzi ha detto al quotidiano inglese The Guardian che si aspetta che il rapporto che sta per essere pubblicato contenga centinaia di nomi di sacerdoti e di vittime. Due anni fa un'altra inchiesta aveva accertato che centinaia di bambini di una diocesi non presa in considerazione nella nuova relazione erano stati abusati da più di 50 preti negli ultimi decenni.

E per un caso che si apre ce n'è uno che si chiude, o che almeno raggiunge un riconoscimento ufficiale. Ieri Papa Francesco ha accettato le dimissioni di 3 dei 35 vescovi del Cile che avevano rimesso l'incarico in seguito allo scandalo pedofilia emerso a inizio anno.

Tra i 3 vescovi uscenti c'è anche Carlos Barros, figlio spirituale di padre Fernando Karadima, il sacerdote cileno condannato nel 2011 dal Vaticano a seguire una «vita di preghiere e penitenza» per avere abusato di diversi adolescenti.

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