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Usa, ok al «muslim ban»: una vittoria per Trump

Via libera della Corte Suprema: il bando vieta l'ingresso ai cittadini di sei Paesi musulmani

Donald Trump mette a segno un punto fondamentale nella lotta al terrorismo. La Corte Suprema ha autorizzato la piena entrata in vigore del cosiddetto Muslim Ban che vieta l'ingresso negli Usa ai cittadini di 6 Paesi abitati prevalentemente da musulmani: Somalia, Sudan, Iran, Siria, Yemen e Libia. Originariamente ne faceva parte anche l'Iraq, Paese alleato di Washington che ha ottenuto di essere tolto dalla lista nera. La Prima versione del Muslim Ban venne adottata con un ordine esecutivo da Trump lo scorso marzo e poi successivamente contestato e sospeso. La corte, con due giudici contrari su nove, ha accolto la richiesta dell'amministrazione di revocare le decisioni di diversi giudici di grado inferiore che avevano sospeso e contestato la misura. La sentenza permette così la piena entrata in vigore del divieto anche se restano pendenti alcuni ricorsi presso diversi tribunali del Paese (quello di San Francisco e Richmond). Quello sbloccato ieri dalla Corte Suprema è la terza versione del Muslim Ban ribattezzato Travel Ban ed emesso a settembre e include Ciad, Iran, Libia, Siria, Somalia e Yemen oltre a due Paesi non abitati da musulmani come Corea del Nord e Venezuela.

Il bando, fin dalla sua prima stesura di quasi dodici mesi fa, è stato uno dei punti cardini della presidenza Trump. Non a caso lo scorso settembre a poche ore dall'attacco terroristico nella metropolitana di Londra il tycoon ribadì via twitter che «dovrebbe essere più ampio, più duro e più specifico». E Interrogato in merito poco dopo dal pool dei giornalisti presidenziali, Trump si limitò a dire che «dobbiamo essere più intelligenti».

La decisione della Corte suprema statunitense non mancherà di scatenare polemiche. Già a gennaio, all'epoca della prima introduzione dei divieti, migliari di persone si riversarono in piazza a New York e a Washington, intorno alla Casa Bianca. La protesta si espanse a macchia d'olio anche negli aeroporti statunitensi, dove migliaia di persone invasero i terminal e decine di avvocati si mobilitarono per offrire assistenza legale alle persone bloccate negli aeroporti di New York, Chicago, Los Angeles, Boston, Atlanta e di altre città. Un'onda che arrivò anche nei tribunali. Sedici procuratori generali dichiararono l'ordine come incostituzionale e un giudice federale di Brooklyn fermò temporaneamente l'espulsione per chi si trovava già in territorio americano. Ora un nuovo capitolo.

Ma da ieri Trump ha una freccia in più da scagliare nella lotta al terrorismo.

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