Politica

Vacanze da «sballo» E un altro ragazzo muore in discoteca

Il diciannovenne si è sentito male dopo aver bevuto da un bottiglia forse non sua Il sindaco di Gallipoli: «Colpa delle famiglie»

Santa Cesarea (Lecce)Ancora un lutto in pista. La «maledizione» da discoteca colpisce stavolta in Puglia, a Santa Cesarea Terme, nel cuore del Salento incantato. A perdere la vita di nuovo un giovanissimo: uno studente leccese diciannovenne, Lorenzo Toma. Il ragazzo è morto ieri mattina tra le braccia dei medici del 118 al «Guendalina club», secondo la rivista specializzata DjMag «da 20 anni un riferimento per la house music», tanto da guadagnarsi il diritto di entrare nella classifica delle prime cento discoteche del mondo insieme al «Cocoricò» di Rimini.

Un incrocio di destini, e non solo di graduatorie: nella discoteca riminese il 19 luglio una pasticca d'ecstasy s'era portata via il sedicenne Lamberto Lucaccioni. E proprio per sostenere il «Cocoricò» - chiuso dal questore per 4 mesi - al «Guendalina» avevano organizzato una serata di solidarietà, in programma per mercoledì con grandi nomi alla consolle. Probabile, adesso, che l'appuntamento salti. Di sicuro non ci sarà Lorenzo Toma. Il suo cuore s'è fermato durante la serata riservata alla Techno Experience, un evento di richiamo per migliaia di giovanissimi. Il dramma all'alba di domenica. L'orologio segna le 6.30. Nel racconto degli amici, il diciannovenne si piega d'improvviso su se stesso, stramazza al suolo. «Si è sentito male, è caduto a terra, abbiamo provato a soccorrerlo, a fargli il massaggio cardiaco, la respirazione bocca a bocca, perché le autoambulanze non arrivavano, è arrivata dopo 40 minuti e il ragazzo è morto», si sfoga il manager del locale, Vincenzo De Robertis. Ma dalla centrale operativa del 118 forniscono un'altra versione: «La richiesta di intervento è stata registrata alle 6.40. Alle 6.55 sul posto era già giunta un'ambulanza dal vicino ospedale di Scorrano». E dopo un'ora di tentativi di rianimazione, la resa. Con la dichiarazione di morte siglata alle 8.

«Non si può dire c'entri la droga», frena ancora De Robertis, provando a scacciare ombre nere dal «Guendalina». Ma l'ipotesi del mix di stupefacenti e l'altra dello choc alcolico, come quella d'una banale, assurda congestione, sono al momento le strade seguite dagli inquirenti. Per tutto il giorno, oltre a cercare indizi all'interno del locale, i Carabinieri della Compagnia di Maglie ed il pm Stefania Mininni hanno raccolto diverse testimonianze, alcune delle quali focalizzate su una bottiglia, passata di mano in mano prima di finire a Toma. Che si sarebbe accasciato dopo aver bevuto qualche sorso. Una coincidenza o la causa del decesso? Fino a ieri sera della famigerata bottiglia nessuna traccia. Intanto, in attesa dell'autopsia chiarificatrice, riprende quota il dibattito. Con polemiche da urlo. «Contro lo sballo che uccide adotteremo la tolleranza zero», aveva tuonato all'indomani dei fatti di Rimini il ministro degli interni Angelino Alfano, lanciando una sfida perduta alla prova dei fatti, come accusa il deputato fittiano Nuccio Altieri: «Basta coi finti provvedimenti: il ministero degli interni si attivi sul serio e immediatamente». Forse pure per questo, almeno per provare a salvare la faccia del Viminale, in Prefettura si riunirà a mezzogiorno il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. La linea della fermezza è sostenuta anche dalla famiglia Lucaccioni, che attraverso il proprio legale auspica «un intervento del Parlamento per stringere le maglie del traffico di stupefacenti e aumentare i controlli nelle discoteche ritenute più a rischio». Ma c'è chi a finire sul banco degli imputati non ci sta: «Da oggi», dice il presidente nazionale del Sindacato italiano locali da ballo, Maurizio Pasca, «si scatenerà una nuova campagna diffamatoria, fuori luogo, nei confronti delle discoteche. In realtà, servono pene più restrittive per chi spaccia e più vigilanza da parte delle famiglie». A dargli man forte il sindaco di Gallipoli, Francesco Errico. Che su twitter non usa perifrasi: «Se le famiglie esercitassero un po' più di controllo sui figli, non morirebbe un diciottenne la settimana in disco. Se non sai educare non procreare». Parole pesanti. Come macigni.

Come le troppe morti di ragazzi sulle piste da ballo.

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