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Vaccini, le Regioni in rivolta: pronto il ricorso alla Consulta

Governatori sul piede di guerra dopo lo stop all'obbligo di profilassi. Marini (Umbria): «Facciamo noi la legge»

Vaccini, le Regioni in rivolta: pronto il ricorso alla Consulta

Sono disposte a portare la questione di fronte alla Corte costituzionale. Per difendere l'obbligo delle vaccinazioni per i bambini iscritti a scuola, i presidenti delle Regioni rosse annunciano che non arretreranno di un millimetro. «Se necessario - ricorda il governatore dell'Umbria Catiuscia Marini (Pd) - la mia regione si doterà di una legge per imporre l'obbligo di certificazione vaccinale agli studenti».

I presidenti delle Regioni rosse non arretrano di un passo nemmeno dopo che il ministro della Salute Giulia Grillo ha ricordato che l'obbligo della vaccinazione per gli studenti non è mai stato messo in discussione. «L'emendamento - ricorda il ministro - che tra l'altro è di iniziativa parlamentare e non governativa, fa soltanto slittare di un anno l'obbligo di certificazione per l'iscrizione ai nidi e alle scuole materne». I governatori, però, non intendono aspettare fino al 2019. Sostengono che la posta in palio è troppo alta. «Si tratta della salute dei più fragili - tuona il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca (Pd) - A questo punto verificheremo la possibilità di norme legislative autonome in relazione alla necessità di mantenere i nostri obiettivi. E nel frattempo faremo partire una ulteriore verifica attenta dell'Anagrafe delle vaccinazioni». Il problema, come ricorda la presidente umbra Marini, risiede nel fatto che la Sanità non è materia di esclusiva competenza dello Stato. Anche la Toscana, per voce del suo presidente Enrico Rossi, si dice pronta ad annullare gli effetti dell'emendamento con una legge regionale. Insomma le Regioni sono ancor di più in questo momento, come ricorda anche il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, impegnate nella massima copertura vaccinale. «La proroga dell'obbligo vaccinale è un passo indietro - spiega Antonio Saitta, assessore alla Sanità nella giunta piemontese, nonché Coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni - Su questo tema un'intesa è essenziale. I vaccini non sono un fatto burocratico ma la più grande modalità di prevenzione».

Anche l'Ordine dei medici appoggia si mette al fianco delle Regioni. E per voce del presidente dell'Ordine di Palermo, Toti Amato, mostra una posizione nettamente contraria alla svolta novax del Parlamento. «La salute pubblica si basa sulle evidenze scientifiche - spiega Amato - e i vaccini sono un passo importante del progresso della medicina. La contrazione del numero dei vaccinati in età pediatrica è un fenomeno preoccupante che ha richiamato più volte l'attenzione dell'Organizzazione mondiale della sanità perché, come dimostrato dalla ricerca, esiste un legame tra il calo della somministrazione vaccinale e l'aumento di malattie infettive che erano ormai solo un lontano ricordo».

Al problema sanitario si aggiunge poi quello sociale. Il Segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, sottolinea che è pericoloso lasciar che gli italiani si dividano su questo tema.

E gli ultimi commenti sui social alla posizione assunta dal virologo Roberto Burioni (che su Twitter aveva liquidato il voto del Senato di sabato come «una pagina infame della Repubblica») dimostrano che la situazione è a dir poco incandescente visto che il noto medico è stato anche minacciato di morte.

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