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Vaccini veneti, caos nazionale. Pure Salvini contro il governo

Lorenzin e Fedeli scrivono a Zaia: ritiri la moratoria. Il governatore ci pensa. Renzi duro: alimenta la paura

Vaccini veneti, caos nazionale. Pure Salvini contro il governo

Nella guerra dei vaccini il governo tenta la via del dialogo con il Veneto ribelle mentre al fianco del governatore, Luca Zaia, si schiera Matteo Salvini. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin e quello dell'Istruzione, Valeria Fedeli cercano di dissuadere Zaia dai suoi proposti e con un lettera, definita «collaborativa» dallo stesso Zaia, lo invitano a rispettare il decreto. Il governo però non esclude in caso il Veneto non facesse marcia indietro l'ipotesi estrema del commissariamento. E Matteo Renzi getta benzina sul fuoco. «Quando vedo la posizione di Zaia sui vaccini -attacca Renzi- dico che il populismo è giocare sulla paura delle persone, mettere in discussione le regole del gioco». Nell'attesa resta in piedi anche l'ipotesi di un ricorso al Tar da parte del governo contro la moratoria di due anni decisa dal Veneto rispetto all'obbligo di profilassi. Zaia, anche attraverso i social, ribatte punto per punto alla Lorenzin che aveva detto che lo avrebbe ritenuto il primo responsabile in caso di epidemia. Il governatore difende «il modello veneto che dal 2007 non ha l'obbligo vaccinale, ma punta sull'informazione capillare delle famiglie ottenendo una copertura vaccinale superiore alla media italiana». Zaia si dice convinto che «l'informazione e la condivisione aumentano le adesioni mentre l'obbligatorietà le farà calare». Il governatore si prenderà un paio di giorni per le valutazioni tecniche della nota governativa, ricordando però che la sua decisione è legata «a un'interpretazione della legge che lascia una finestra per i bimbi fino a 6 anni già iscritti alla scuola dell'infanzia». E Salvini definisce quella del Veneto contro l'obbligo di vaccinazione «una battaglia di libertà, di cura e di salute pubblica fondata sulla cultura e non sull'imposizione e l'obbligo di tipo sovietici», precisando di avere «due figli vaccinati» ma di essere a favore della libertà di scelta. Non la pensano così i presidenti azzurri di Senato e Camera, Paolo Romani e Renato Brunetta visto che l'impegno di Forza Italia ha a contribuito a correggere il decreto prima della sua approvazione. E ora FI è per l'obbligo senza distinguo. «Riteniamo che ogni ulteriore rallentamento nella copertura vaccinale dei nostri bambini possa rappresentare un serio danno alle nostre comunità -scrivono Romani e Brunetta-La copertura obbligatoria anche per chi sbarca sulle nostre coste è un ulteriore motivo a favore della soluzione trovata grazie a Forza Italia. Rivolgiamo un appello alla Regione Veneto affinché si conformi a un testo responsabile frutto di ampio e approfondito dibattito parlamentare». Ma Salvini non molla e ricorda che il Veneto «ha il 93% (secondo l'Istituto Superiore di Sanità l'89 ndr) di copertura vaccinale».

Anche se in Italia in media non si arriva alla copertura del 95 per cento, che garantisce l'immunità di gregge, la maggioranza dei bimbi è vaccinata e i genitori non hanno particolari difficoltà a presentare la documentazione necessaria.

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