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Veleni a 5 stelle, papà Di Battista insulta Di Maio

Intervista imbarazzante: "Sono assolutamente fascista. Luigi è un piccolo testa di c...."

Veleni a 5 stelle, papà Di Battista insulta Di Maio

Roma - Grillo ha un problema, anzi due. Con l'arrivo del ballottaggio alle amministrative sta facendo il massimo sforzo per cercare di recuperare alla disfatta del primo turno e avrebbe bisogno che il Movimento gli venisse dietro compatto. E invece non passa giorno senza che qualche voce canti fuori dal coro. Ieri ci ha pensato Di Battista. Non Alessandro, ma papà Vittorio, che non ha un ruolo nell'M5s ma dichiara di esserne un convinto elettore, pur confermando la vecchia fede politica: «Io non ho un passato fascista, sono assolutamente fascista», ha detto a Radio24. Ma, soprattutto, papà Di Battista ha avuto parole poco lusinghiere verso Luigi Di Maio, l'altro candidato premier in pectore dei grillini: «Se per caso Di Maio avesse mentito sull'incontro con Salvini non si tratterebbe solo di non candidarsi a premier ma di un piccolo testa di ca**o ». A quel punto basterebbe per non candidarsi premier, gli chiedono i conduttori: «A me si», è la risposta secca. Un'altra grana per Beppe.

Ma non l'unica e forse nemmeno la più grossa. Perché il vero problema del leader è a Roma, ex delizia e ora croce del M5s. Due sondaggi comparsi ieri sono il termometro della febbre capitolina. La sindaca Virginia Raggi è bocciata da sette romani su dieci. Secondo la rilevazione Izi commissionata da la Repubblica-Roma c'è stato un continuo calo del gradimento nei confronti della Raggi. Da settembre 2016 a giugno 2017 è aumentato a dismisura il numero degli scontenti. Se poco meno di un anno fa i delusi erano pari al 56% degli intervistati, ora sono balzati al 68%. Il salto più grande nei giudizi negativi si è però registrato nel periodo tra novembre 2016 (59%) e marzo 2017 (67%). Con il climax della crisi del raggismo raggiunto il 16 dicembre, quando è stato arrestato Raffaele Marra, fedelissimo della sindaca nominato a capo del personale del Campidoglio. Nelle inchieste della Procura di Roma è finito anche il nome della stessa Virginia Raggi, indagata per abuso d'ufficio per le nomine di Renato Marra, fratello di Raffaele, al vertice del dipartimento Turismo del Comune e di Salvatore Romeo a capo della segreteria politica della sindaca. Tutto costellato da una serie di inciampi istituzionali, gaffes e figuracce. Da ultima la pubblicazione di un'ordinanza del 12 giugno, dalla quale emerge che la giunta grillina si sta dotando di ben 102 collaboratori esterni, con una spesa di 2,5 milioni di euro. Alemanno e Marino si erano fermati rispettivamente a 87 e 90. E a nulla valgono i ripensamenti sulla sicurezza.

A partire da immigrazione e campi rom. Una questione che ora, complice la luna di miele del M5s con la Lega, Raggi annuncia di voler risolvere con decisione. Problemi romani che hanno conseguenze sull'immagine di tutto il Movimento Cinque Stelle. Ed è un altro sondaggio, questa volta della Swg, a decretare la discesa. Rispetto a qualche mese fa l'opinione nei confronti del M5s è peggiorata per il 51% del campione degli intervistati. Enzo Risso, direttore scientifico di Swg, però smorza i toni: «Non si tratta di un crollo.

Il loro bacino elettorale è consolidato, quello che emerge è la fase di impasse che stanno attraversando e che sta facendo perdere quella spinta propulsiva in grado di attrarre altri bacini».

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