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Veltroni apre a Di Maio: "Sotto la regia del Colle, il Pd dialoghi con il M5s"

Apaertura cauta al M5S. Veltroni: "Si può fare solo a certe condizioni programmatiche". Poi accusa la sinistra: "Ha perso il contatto col popolo"

Veltroni apre a Di Maio: "Sotto la regia del Colle, il Pd dialoghi con il M5s"

"La sinistra ha fatto l'errore di togliere la memoria e le emozioni. Il problema non è Renzi. È molto più serio, più profondo, più sconvolgente". Pur rifiutandosi di riprendere in mano le redini del Partito democratico, Walter Veltroni torna a pungolarlo e prova a dettare la linea al neo segretario Maurizio Martina. A partire dall'apertura al Movimento 5 stelle: "A certe condizioni e con la regia del Colle il Pd dialoghi - spiega al Corriere della Sera - se a fine crisi emergesse un'ipotesi a certe condizioni programmatiche, come politiche sociali e adesione alla Ue, sarebbe bene discuterne". Un'apertura cauta, ma pur sempre un'apertura che Veltroni giustifica così: "Una parte del nostro elettorato è finita ai Cinque Stelle...".

Dopo la cocente sconfitta del 4 marzo, Veltroni sferza la sinistra e, in particolar modo, il Pd invitandoli e recuperare la propria identità e a tornare nelle periferie. Perché la batosta non è un incidente di percorso o un fatto casuale. "È abbastanza incredibile la rapidità con cui si è passati sopra la più grande sconfitta della sinistra nella storia del dopoguerra, per ricominciare la consueta danza degli hashtag e dei tweet, per dibattere su cosa fare domani mattina - spiega al Corriere della Sera - che è sicuramente un problema, ma prima ancora occorre capire perchè siamo al bipolarismotra5 Stelle e Lega, e il Pd ha perso metà dei 12 milioni di voti che prese nel 2008". Da Matteo Orfini a Maurizio Martina, financo a Matteo Renzi, la domanda adesso è semplice: che fare? "Sottrarci al presentismo assoluto che domina ormai ogni segmento del nostro discorso pubblico - continua Veltroni - Gramsci definiva il partito come intellettuale collettivo. Pare un ossimoro: l'intellettuale è pensato come un individuo solo con le sue speculazioni. Per me significa la meraviglia del capire insieme. Insieme si capisce molto di più che da soli".

Secondo Veltroni la più grande colpa della sinistra è non aver colto la trasformazione della società. E così si è persa. "Ha perso la sua capacità di essere se stessa, di rappresentare dentro il tempo della precarietà e della coriandolizzazione dell'esperienza umana il proprio punto di vista - argomenta - ha perso quel che la sinistra non può perdere: il rapporto con il popolo. Senza il popolo non esiste la sinistra". II Pd ha, infatti, vinto nei centri storici mentre è stato travolto in periferia sia dal Movimento 5 Stelle sia dalla Lega. In realtà Veltroni non va a fondo nei mali del suo partito. Tralascia le colpe della classe dirigente del Nazareno, i fallimenti di Renzi e del suo Giglio Magico e, più in generale, l'incapacità del Pd di rispondere a emergenze come l'immigrazione, la sicurezza e la crisi economica che gli italiani sentono sulla propria pelle. "La sinistra non è nata con i parlamenti; è nata con la rivolta degli schiavi - conclude Veltroni - c'è sempre stato nella storia umana un sentimento, un punto di vista della sinistra: sempre dalla parte dei più deboli, nei suoi momenti migliori armonizzando libertà e giustizia sociale, nei momenti peggiori separandoli.

Oggi il sentimento della sinistra deve rispondere alla grande inquietudine del nostro tempo, alla sensazione di solitudine dell'esistenza".

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