di Andrea Cuomo
M arameo. I vacanzieri settembrini si tolgono i mocassini, spolverano le infradito e rivolgono un caro saluto ai fantozzi di tutta Italia che nelle scorse ore hanno fatto ritorno dalle vacanze e stanno compiendo l'operazione uguale e contraria: togliere gli ultimi granelli di sabbia dalle ciabatte e riprendere dall'armadio le scarpe chiuse.
Fantozzi, sì. Perché quelli che vanno in vacanza attorno a Ferragosto secondo noi sono i grand. uff. lup. mann. del conformismo, prigionieri della banalità. La nuvoletta - che quest'anno si è travestita da monsone e ha fatto l'abbonamento per il turno pomeridiano - un po' se la meritano. Riempiono spiagge e alberghi nei giorni in cui tutti gli altri fanno lo stesso, con il risultato di pagare molto di più e di esser serviti molto peggio, avendo per soprammercato come vicino di ombrellone il proprio commercialista con cui parlare di quanti sgravi fiscali si abbia diritto nel caso in cui si ristrutturi casa, «che prima o poi due lavori dobbiamo deciderci a farli».
Nel frattempo il popolo dei settembrini si è goduto una città semivuota, la possibilità di parcheggiare finalmente sotto l'ufficio, l'aria condizionata finalmente a palla perché il collega obiettore è a Cervia a schiattare di caldo. Un tempo poi si faceva fatica a rifornirsi di cibo ma ora i supermercati non chiudono mai e sì, qualche volta ricordano un po' i magazzini Gum di Mosca nel 1977, con quel cetriolo che ti guarda supplicandoti di praticargli un'eutanasia senza andare in Svizzera, ma alla fine a che serve quel congelatore da fall out atomico se non nell'agosto che vacanza non ti conosco?
Certo, c'è chi non può scegliere, chi lavora in negozi e ristoranti e dipende dai giorni di chiusura decisi dal boss, ma quasi ovunque chi prende le ferie a luglio o a settembre è visto come uno svitato che non partecipa a un grande rito collettivo. Noi al sabba Amore&Capoeira preferiamo il piccolo party privato delle vacanze quando tutti lavorano.
Cioè ora. Abbiamo già detto marameo?