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In Veneto sussidi agli stranieri solo col certificato

La Regione: i non comunitari provino l'assenza di redditi o proprietà nei Paesi di origine

In Veneto sussidi agli stranieri solo col certificato

Documenti aggiuntivi e certificato di nullatenenza rilasciato dal paese d'origine per accedere alle agevolazioni scolastiche. Il sistema Lodi funziona. E il Veneto si allinea sui bonus libri. Per usufruire dei contributi regionali sull'acquisto dei testi scolastici, i cittadini non comunitari devono presentare sia la certificazione Isee (richiesta a tutti) che un certificato sul possesso di immobili o percezione di redditi all'estero rilasciato dalle autorità del paese di provenienza. Non è una novità in Veneto. Nell'ultimo anno la prescrizione di certificato Isee combinato a documenti che comprovino la nullatenenza nei paesi d'origine per i cittadini extra UE è stata introdotta - non senza polemiche - nelle richieste d'accesso all'edilizia pubblica. La richiesta di sussidio per i libri scolastici è nella pagina «Istruzioni per i richiedenti» pubblicata sul sito della regione Veneto dove si specifica anche che la documentazione doveva essere presentata entro il 15 ottobre, cioè ieri.

Il problema, come per Lodi, è burocratico e logistico: per la stragrande maggioranza delle famiglie extracomunitarie ottenere documenti di questo tipo dai propri paesi d'origine è complicato. La Regione, da par suo, fa sapere che «la richiesta di un certificato ai cittadini non comunitari per usufruire dei buoni per l'acquisto di libri ricalca quanto stabilito dalla normativa statale».

Tutto giusto, ma poco di sinistra. E così ciò che resta del Pd si indigna. I consiglieri regionali Francesca Zottis e Claudio Sinigaglia chiedono la proroga dei termini delle domande per dare modo alle famiglie di organizzarsi. Pd che si appella ai cavilli e presenta un'interrogazione. Pare infatti che la norma non sia presente né nella delibera di Giunta né nel bando per la concessione di contributi, ma solo nelle «istruzioni per il richiedente».

Polemica anche l'assessora alle politiche scolastiche del comune di Padova Cristina Piva. «A Padova non escluderemo nessuno. Abbiamo accettato le autocertificazioni che le famiglie hanno presentato con la dichiarazione Isee. La norma introdotta dalla Regione è discriminatoria e inapplicabile perché lo stesso Ministero degli Interni non sa indicare i Paesi con i quali sarebbero state attivate le convenzioni. Si tratta di un provvedimento particolarmente odioso perché va a toccare i bambini e il loro diritto di avere un'istruzione».

Se la sinistra grida al razzismo, il governo regionale non ci sta. Spiega l'assessore regionale all'Istruzione Elena Donazzan: «Ma quale norma anti-immigrati, il Veneto si limita ad applicare la legislazione nazionale in materia di erogazioni e contributi e chiede ai Comuni di rispettarla. Tutto qui. Esattamente quanto accade in Spagna, Germania e Gran Bretagna. Solo Padova solleva il problema quindi mi dà l'idea che si tratti di strumentalizzazione. La verifica della situazione patrimoniale vale già per il diritto allo studio universitario. Io mi occupo della migliore gestione dei soldi pubblici».

E qui i bambini centrano poco.

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