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A Venezia il progetto del porto offshore dietro le primarie del Pd

Paolo Costa, presidente dell'Autorità portuale, spinge per il sì al progetto ma il Pd è contrario

A Venezia il progetto del porto offshore dietro le primarie del Pd

A metà marzo si conoscerà il futuro del Pd veneziano dopo lo scandalo Mose. In quel periodo si svolgeranno le primarie per decidere il candidato a sindaco del centrosinistra tra il senatore Felice Casson, l’ex consigliere comunale renziano Jacopo Molina, l’ex esponente di Rifondazione Stebastiano Bonzio e Nicola Pellicani, giornalista ed ex presidente della Save, la società che gestisce l’aeroporto Marco Polo. I favoriti sono Casson e Pellicani ma le primarie rischiano di essere alquanto tormentate dopo il coinvolgimento dei parlamentari dem Davide Zoggia e Michele Mognato nelle inchieste giudiziarie che hanno travolto il partito.

Nonostante gli scandali il Pd potrebbe mantenere il Comune e il futuro sindaco potrebbe trovarsi a doversi confrontare, come sempre, con gli esponenti della finanza locale. Primo tra tutti Giuliano Sagre, il presidente della Fondazione di Venezia, Enrico Marchi, attuale presidente della Save, l’imprenditore Romeo Chiarotto, proprietario della Mantovani e costruttore del Mose, oltre ovviamente all’ex sindaco Paolo Costa, presidente dell’autorità portuale che ha tra le mani il progetto più importante dopo quello delle paratoie mobili. Si tratta del porto offshore del valore di 2,13 miliardi di euro che dovrebbe nascere sulle acque a 8 miglia da Chioggia con una diga foranea lunga più di 4 km, utile per accogliere navi portacontainer e il terminal energetico che serve per spostare dalla laguna le petroliere.

Secondo Costa, con questa opera, oltre a risolvere i problemi di tipo ambientale, si favorirebbe l’economia del NordEst che, stando ai dati divulgati dalla sua autorità, risente di un calo di turisti (-5,6%) e di navi da trasporto merci (-199). Il Pd locale non è affatto convinto del progetto a partire dalla governatrice della Regione Debora Serracchiani e dall’aspirante sindaco Casson ma Costa spera di avere il via libera del Cipe già l’11 maggio. Una volta ottenuto, l’Autorità dovrà trovare 6-700 milioni di euro di fondi privati e solo allora lo Stato metterà una cifra uguale per far partire i lavori.

L’Autorità è convinta, inoltre, che l’Unione Europea finanzierà il 20% dell’opera e poi si procederà alle gare internazionali.

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