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Il Venezuela da dittatura Fuga da film di Ledezma

L'oppositore del regime ai domiciliari scappa in Spagna. E Rajoy lo riceve come un leader

Il Venezuela da dittatura Fuga da film di Ledezma

Quando il sindaco più votato di tutti i tempi di Caracas, Antonio Ledezma, l'altro ieri arrivava in Colombia dopo «un viaggio da film superando ben 29 posti di blocco in auto» una sorta di «fuga per la vittoria» dagli arresti dove il regime di Maduro lo costringeva da 1.002 giorni senza una prova la prima persona con cui ha voluto parlare al telefono dopo sua moglie Mitzy è stata Maria Corina Machado, che oggi rappresenta l'ultima vera opposizione al chavismo.

«A te lascio la mia bandiera» le ha detto «e sono certo che uniti intorno all'associazione che abbiamo creato, Soy Venezuela, riusciremo a liberare il nostro Paese dalla tragedia che lo sta uccidendo». Il presidente Nicolás Maduro l'ha buttata come suo solito in barzelletta «Ledezma se n'è andato di notte come un pipistrello» ma nessuna fuga è mai stata in realtà tanto politica come quella dell'ex sindaco che, non a caso, ieri è stato accolto con tutti gli onori presidenziali a Madrid da Mariano Rajoy. Già perché se il Venezuela è ormai allo sbando con un'inflazione al 1.300%, stipendi da 6 euro al cambio reale e un default ufficiale sia dei titoli di Stato sia di quelli Pdvsa - la compagnia petrolifera oggi fallita per il prossimo 1° dicembre è stata annunciata dallo stesso Maduro una nuova «due giorni» di dialogo con l'opposizione.

Peccato che né Ledezma, né Machado, né l'80% della popolazione che oggi sogna di uscire dalla fame causata dalle follie politico-economiche del socialismo del XXI secolo, concordi con quest'ennesima «pantomima dialogante» in «una terra dichiaratamente di parte come la Repubblica Dominicana», ha spiegato ieri lo stesso Ledezma. Com'è possibile infatti che l'ex presidente dominicano Leonel Fernandez annunciasse già giorni fa che le presidenziali in Venezuela si terranno «a ottobre 2018»? Il dubbio che l'opposizione che dialoga con Maduro in realtà stia negoziando diritti costituzionali acquisiti in cambio di stecche e posti al governo si è trasformata in certezza quando il segretario generale dell'Organizzazione degli Stati americani, l'uruguayano Luis Almagro di sinistra, già ministro degli Esteri di Pepe Mujica scriveva su Twitter «è indegno se la base del dialogo è questa».

A scandalizzare Almagro la richiesta dell'«oppositore» Luis Florido fatta all'esule politica Tamara Suju, se volesse o meno essere cancellata da una lista di proscrizione della dittatura. Se è vero che sempre più numerosi sono i malati di cancro costretti a mendicare per strada perché negli ospedali non li curano e non danno loro neanche da mangiare, le prime parole da uomo libero di Ledezma sono chiare e politicamente pesano come un macigno. Come illuminanti sono quelle, in risposta alla battuta del pipistrello di Maduro, pronunciate dalla Machado: «i prigionieri politici non scappano né si nascondono, ma cercano quella libertà che per natura fa parte di loro».

È lei l'ultima leader dell'opposizione rimasta in Venezuela con una credibilità crescente anche perché, a suo rischio e pericolo, è rimasta una delle poche a chiamare il governo Maduro per ciò che è, ovvero «una narco-dittatura criminale».

Certo, qualche anno fa i picchiatori chavisti le hanno fratturato il naso e i tribunali del regime l'hanno destituita da deputata ma, a differenza di Florido, non ha mai pensato di piegarsi di fronte a chi viola ogni giorno i diritti umani fondamentali.

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