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Ventidue milioni e mezzo di buoni motivi Ecco perché il calcio non fa retromarcia

Il contratto con gli arabi: in 5 anni 3 finali con 7,5 milioni per ogni edizione

Ventidue milioni e mezzo di buoni motivi Ecco perché il calcio non fa retromarcia

Pecunia non olet. Lo disse l'imperatore Vespasiano nel I secolo dopo Cristo. Lo ribadisce, oggi, il mondo del calcio compatto. Il denaro non puzza e anzi fa comodo, molto comodo. E poco importa chi sia a elargirlo. E così non ci sarà nessun passo indietro, nessuna retromarcia, nessun cambio di rotta. La finale della Supercoppa italiana tra Juventus e Milan, con buona pace del coro di proteste, si giocherà in Arabia Saudita per 7 milioni e mezzo di buoni motivi. Tanto infatti è l'emolumento totale previsto perché la gara si svolga a Gedda. L'accordo stipulato dalla Lega calcio con il ministro dello Sport saudita, dopo le trattative condotte da diversi intermediari, prevede che si giochino lì tre finali di Supercoppa nell'arco di un quinquennio con tutte le spese a carico degli organizzatori che inoltre, pagheranno profumatamente «il disturbo». Per ogni edizione 7,5 milioni, per un totale di 22,5 milioni di euro che entreranno nelle casse delle società finaliste e anche della stessa Lega. Per ogni gara è prevista una suddivisione del 45% a testa per le due società e del rimanente 10% alla Lega, vale a dire per quest'anno 3,375 milioni di euro a testa per Juventus e Milan e 750mila euro alla Lega calcio. Niente male.

Che il calcio sia un enorme business globale non è un mistero e che la Supercoppa si giochi all'estero non è una novità. Anzi. Il trofeo che vede fronteggiarsi le vincitrici di scudetto e coppa Italia creato nel 1988, si giocherà lontano dal nostro Paese per la decima volta. Il trofeo si era disputato a Washington nel 1993, a Tripoli nel 2002, a New York nel 2003, a Pechino per tre volte (2009, 2011 e 2012), a Doha in due occasioni (2014 e 2016) e a Shangai nel 2015. La novità sostanziale è invece il valore della manifestazione. Mai si era arrivati ad una cifra così alta. La Cina era arrivata ad un massimo di 3,3 milioni per organizzare la kermesse. Dal punto di vista tecnico quindi, evitando ogni valutazione morale o di opportunità, l'aver più che raddoppiato l'incasso è stato un grande colpo per la Lega ma soprattutto per Milan e Juventus che, al di là del risultato finale, riceveranno una ricca iniezione di denaro cash che di questi tempi è più che gradita.

Ma c'è un altro affare che non va sottovalutato, quello legato alla trasmissione dell'evento e ai ricavi pubblicitari che ne derivano. La partita sarà trasmessa in esclusiva per l'Italia dalla Rai che ha investito 35,5 milioni di euro per acquistare il pacchetto che comprende sia la Supercoppa che la coppa Italia per il triennio 2018-2021. E quando un'azienda del genere acquista un determinato evento, o pacchetto di eventi come in questo caso, è già più che certa di avere ricavi pubblicitari ben superiori alla cifra sborsata. «Non siamo preoccupati - dice il direttore di RaiSport Bulbarelli -. Le problematiche si conoscevano da tempo, ci rimettiamo alle decisioni della Lega».

Insomma, piaccia o no, giocare la finale di Supercoppa a Gedda è un affare per tutti. E, evidentemente, poco importa dei diritti, dei soprusi, delle proteste e delle chiacchiere. Il denaro non puzza e fa comodo a tutti.

Anche nel calcio.

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