Cronache

Ventimiglia lasciata sola Turismo al collasso e residenti esasperati

In un anno 30mila profughi sono venuti qui. Al quartiere Gianchette: "Ci usano come wc"

Ventimiglia lasciata sola Turismo al collasso e residenti esasperati

Diciamo che i ventimigliesi si dividono in tre categorie: chi li odia, chi li ignora, e chi li aiuta. Non tanto il centro storico, al riparo dal fenomeno migratorio, ma è un quartiere, le Gianchette, quello che ha pagato e sta pagando lo scotto più alto. Al centro di questo rione c'è la chiesa di Sant'Antonio. Don Rito ha messo a disposizione dei profughi l'oratorio che prima era per i bambini di Ventimiglia, e la Caritas ha aperto un centro di accoglienza per donne (specialmente eritree) e i loro figli. Oggi qui dormono 120 persone (una quindicina di bambini, alcuni dei quali neonati), ma la capienza sarebbe di 50. Molti però preferiscono stare fuori, sotto le case dei cittadini. «I residenti si sono stufati di vedere i migranti dormire sotto le loro finestre o comunque in giro per la città. I cittadini chiedono che i profughi vengano trattati con decoro», dicono dal centro. Davanti a Sant'Antonio tanti eritrei e sudanesi bivaccano dopo aver mangiato alla Caritas e in molti vanno a dormire ancora sul greto del fiume Roia e nella «pinetina». Il problema è che la maggior parte di chi arriva non vuole farsi identificare, così, dopo essere stati accolti per qualche giorno, tornano in giro per la strada, lungo la ferrovia, sul cavalcavia, parzialmente senza marciapiede. «Un problema anche vederli di notte nelle zone senza illuminazione fuori dal centro», dice un tassista.

Mesi fa alle Gianchette si sono toccate mille presenze. Mille profughi in mezzo a duemila residenti. «La tensione era palpabile - racconta Dino Durando, operatore Caritas della diocesi di Sanremo -. I moduli abitativi del centro di accoglienza della Croce Rossa non bastano e molti decidono ancora di dormire dove capita finché la polizia non decide di rastrellarli e portarli via». Oggi va meglio, ma la situazione non si è ancora ristabilita. Soprattutto per il rumore e per la puzza che sale nelle case. Il 25 luglio i cittadini residenti nel quartiere si sono riuniti in un Comitato di quartiere per ridare dignità alla zona. «Parecchi residenti, rientrando a casa dopo una giornata di lavoro - dicono dal quartiere -, si trovano sotto ai propri balconi, un centro con 120 migranti. Un bel modo per riposare. E nel tunnel accanto al cimitero c'è una puzza insopportabile di pipì. Lo hanno preso per un wc».

Ventimiglia è sola. Costretta a provvedere ai migranti perché gli altri comuni liguri non accettano di ospitare nessuno. Ma ai profughi non basta un piatto di pasta, a loro servono anche bagni, docce e visite mediche serie. «Quello che sopportiamo ogni giorno non è proprio un bello spettacolo da vedere - dice un passante su via Tenda nei pressi della parrocchia - Noi paghiamo le tasse per ricevere questo trattamento?».

Considerato che nell'ultimo anno sono transitati di qui oltre 30mila profughi, le istituzioni insistono perché Ventimiglia continui ad accogliere immigrati, sostenendo che è una tappa obbligata per loro. E che poi se ne andranno. Ma non è così: la frontiera non la oltrepasseranno mai e così rimangono in città senza sapere dove andare e cosa fare. I francesi non accettano profughi dall'Italia e quelli che provano a forzare la frontiera sulla ferrovia o in autostrada, vengono rispediti indietro.

Questa emergenza sociale ha anche portato un grave danno all'immagine ed all'economia della città. Il turismo è diminuito del 60 per cento e numerosi esercizi hanno chiuso.

Tra un mese cesseranno l'attività anche altri quattro storici negozi di Ventimiglia.

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