Politica

«La vera sfida? Colpire la testa dell'organizzazione che non è in Italia»

Laura Ravetto, di Forza Italia, come presidente del Comitato bicamerale Schengen si occupa di immigrazione.

Con l'arresto degli scafisti si risolve il problema?

«Plauso alle forze dell'ordine per gli arresti, ma non bastano. Dal primo gennaio dello corso anno sono stati presi oltre settecento, ma lo scafista è l'ultimo anello della catena della tratta di essere umani. Pesci piccoli, sacrificabili, da mettere al timone di un barcone che potrebbe anche affondare».

E allora cosa bisognerebbe fare?

«La vera sfida della comunità internazionale è trovare la testa dell'organizzazione, che non sta in Italia. Nessuno è in grado di individuarli e andarli a prendere?».

Lo stesso Consiglio d'Europa ci ha bacchettato lo scorso anno per le poche condanne di scafisti e trafficanti di uomini fino al 2012. È ancora così?

«Ho chiesto il numero preciso delle condanne, ma non è facile ricostruirlo separandolo dagli altre reati legati all'immigrazione clandestina. Mi dicono, che adesso, con gli arresti in flagranza degli scafisti si arriva a patteggiamenti o giudizi immediati nel 90 per cento dei casi, ma vorrei avere i dati in mano».

Pensa che sia verosimile la pista di uno scambio fra i quattro ostaggi italiani in Libia e scafisti detenuti in Italia?

«Non mi sembra che le reti dei trafficanti annidate in Libia tengano in gran conto gli scafisti, visto che sono pronti a sacrificarli in mare».

Ci sono coinvolgimenti di italiani nella tratta di esseri umani?

«Proporrò alla Commissione antimafia di indagare le possibili connessioni fra trafficanti internazionali, che stanno dall'altra parte del Mediterraneo ed eventuali organizzazioni criminali in Italia.

Mi chiedo se le mafie, che purtroppo ancora controllano parte dei territori del Sud, risultino davvero estranee alla gestione del flusso dei migranti».

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