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Verdini condannato a quasi 7 anni adesso rischia la pena in carcere

Crac Credito Coop Fiorentino, sconto sui 9 anni in primo grado

Verdini condannato a quasi 7 anni adesso rischia la pena in carcere

Il giorno in cui, dopo i suoi difensori, aveva preso la parola in aula, a Denis Verdini il magone aveva spezzato la voce: «Io ho dato tutto per quella banca - disse ai giudici tra le lacrime - non è vero che volevo farla fallire... ho preso le ceneri di una piccola banca e l'ho fatta sviluppare, trasformandola in una comunità...». Niente da fare. Ieri la Corte d'appello di Firenze chiude il processo di secondo grado per il crac del Credito cooperativo fiorentino rifilando all'ex senatore una condanna che lo porta sulla soglia del carcere: sei anni e dieci mesi. Siamo molto al di sopra della soglia massima per ottenere condizionale e affidamenti in prova. Se la Cassazione, cui i suoi legali presenteranno sicuramente ricorso, dovesse confermare il verdetto di ieri, l'ex coordinatore di Forza Italia finirebbe in cella ad espiare la pena.

Poco cambia che, in appello come in primo grado, i giudici abbiano ritenuto infondata l'accusa di associazione a delinquere, su cui la Procura aveva a lungo insistito, chiedendo la condanna a otto anni. Per infliggere la batosta è sufficiente il ruolo svolto da Verdini nei vent'anni alla presidenza del Ccf: e soprattutto nell'ultima fase prima del crac del 2012, quando il piccolo e antico istituto di credito eroga finanziamenti a raffica a favore degli imprenditori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei: prestiti destinati a non venire mai restituiti, e ad aprire così una voragine nei conti della banca. Secondo l'accusa Verdini era del tutto in grado di conoscere le malconce condizioni finanziarie di Fusi e Bartolomei, e di prevedere il dissesto del loro impero di immobiliari, alberghi e imprese di costruzioni.

Per Denis Verdini, la botta arriva una manciata di mesi dopo la fine della sua lunga carriera parlamentare: dopo la fuoriuscita da Forza Italia e il passaggio nei ranghi della maggioranza col gruppetto di Ala, Verdini non è più stato candidato. Ma va ricordato che in ogni caso lo scranno a Palazzo Madama non lo avrebbe protetto dall'ordine di carcerazione, il giorno che la pena fosse divenuta definitiva. Il problema è che strada facendo il conto rischia di appesantirsi ulteriormente: a settembre è prevista la sentenza di primo grado per un'altra bancarotta, il fallimento della società che pubblicava il Giornale della Toscana: nella requisitoria i pm hanno chiesto per lui tre anni di carcere.

E in autunno dovrebbe arrivare anche il processo d'appello per la vicenda P3, la presunta «cricca» guidata da Flavio Carboni: in primo grado Verdini è stato assolto dall'accusa di avere fatto parte del clan ma condannato a un anno e tre mesi per l'accusa di finanziamento illecito.

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