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Di vergine solo l'etichetta Ma l'olio non è affatto extra

Nel mirino sette note aziende italiane, tre delle quali appartenenti al gruppo spagnolo «Deolo». L'accusa mossa dal pm Guariniello è di frode in commercio

Non è extra e tanto meno vergine. Frode in commercio: questa l'accusa per i rappresentanti legali di sette aziende produttrici di olio: Carapelli, Bertolli e Sasso che fanno parte del gruppo spagnolo Deolo. E poi Coricelli, Santa Sabina, Prima Donna e Antica Badia. È olio sì, dunque nessun rischio per la salute, ma non sarebbe extravergine come recita l'etichetta e dunque molto meno costoso e pregiato di quello che i titolari del marchio affermano.

A iscrivere nel registro degli indagati i sette marchi il pm di Torino, Raffaele Guariniello, anche se dubbi sulla competenza territoriale vengono avanzati dallo stesso procuratore capo di Torino, Armando Spataro, che con una nota fa sapere che sta valutando «l'opportunità di co-assegnazione a se stesso».

Le accuse andranno verificate ma certamente di tutte le truffe alimentari quella sull'olio risulta come la più odiosa ai consumatori per due ragioni. Prima di tutto perché l'olio extravergine di oliva è un prodotto di eccellenza italiano che da anni subisce l'aggressione commerciale da parte di oli stranieri di scarsa qualità spacciati come pregiati. L'olio poi è ingrediente fondamentale in quasi tutti i piatti sia a crudo sia cotto e sulla sua qualità spesso si gioca la buona riuscita di un piatto. Dunque se è vero che la truffa non incide sulla salute è altrettanto vero che va a danneggiare il consumo quotidiano di un prodotto millantando una qualità superiore inesistente.

La segnalazione della possibile truffa in Procura è arrivata qualche mese fa in seguito ai risultati dell'inchiesta di un mensile specializzato Test . La rivista aveva eseguito una serie di esami sui marchi più noti in vendita in Italia ed immediatamente aveva denunciato come le proprietà di nove bottiglie su venti esaminate non rispondessero ai requisiti di un olio extravergine presentando un esposto alla Procura di Torino. L'esame era stato eseguito dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli: le proprietà organolettiche di quelle nove bottiglie non rispettavano i parametri di un olio extravergine. Con quei risultati in mano l'associazione consumatori Konsumer aveva pure segnalato all'Antitrust i marchi per pratiche commerciali scorrette. La Procura di Torino ha deciso di indagare ed ha fatto ripetere tutti gli esami ai Nas dei carabinieri che sono arrivati alle stesse conclusioni: quei marchi vendono olio non extravergine ma lo spacciano per tale.

Con l'iscrizione nel registro degli indagati è arrivata anche la segnalazione al ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina. «Abbiamo rafforzato i controlli -assicura il ministro- Nel 2014 il nostro Ispettorato repressione frodi ha portato avanti oltre 6.000 controlli sul comparto con sequestri per 10 milioni di euro». Coldiretti chiede di far luce al più presto. «A favorire le frodi è il record di importazioni con l'arrivo dall'estero nel 2014 di 666.000 tonnellate di olio di oliva e sansa -spiega Coldiretti-. Gli oli importati vengono mischiati con quelli nazionali sotto la copertura di marchi storici».

I produttori si difendono e assicurano che l'inchiesta si sgonfierà da sola.

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