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Vergogna sull'Anpi: promuove il convegno che cancella le foibe

Dopo il caso di Rovigo, logo dell'associazione di Parma persino su un evento negazionista

Vergogna sull'Anpi: promuove il convegno che cancella le foibe

La vergogna del negazionismo finanziata con i soldi dei contribuenti. Sembra questa ormai la principale attività dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia. Anche quest'anno l'Anpi si distingue, infatti, per l'impegno con cui suoi rappresentanti confutano i massacri delle foibe e contestano le celebrazioni ufficiali della Giornata del Ricordo. Dopo il post dell'Anpi di Rovigo, che negava i massacri della foiba di Basovizza, l'ultima uscita a gamba tesa dei nipotini dei partigiani è il sostegno, con tanto di marchio dell'associazione, a un convegno revisionista in cartellone a Parma. Un convegno in calendario per il 10 febbraio, ovvero nella giornata dedicata per legge alla «memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe». Ma all'Anpi da quell'orecchio evidentemente non ci sentono.

Per i custodi della memoria partigiana molto meglio contribuire all'organizzazione di un incontro definito «contromanifestazione cittadina in occasione del Giorno del Ricordo». Insomma toni esplicitamente negazionisti definiti «inaccettabili» dalla deputata del Pd Debora Serracchiani e che «squalificano chi li usa», come nota Roberto Menia, l'ex parlamentare primo firmatario della legge sulla Giornata del Ricordo. Al centro del cosiddetto convegno sponsorizzato dall'Anpi vi sono gli interventi di alcuni presunti «esperti» del tema. Fra tutti spicca Claudia Cernigoi, una giornalista pubblicista senza alcuna esperienza accademica che dalla metà degli anni 90 sforna presunte ricerche storiche in cui nega o minimizza la realtà delle foibe.

Attività definita già nel 2003 «negazionista o riduzionista» dallo storico Raoul Pupo, allora docente di storia all'Università di Trieste, e da Roberto Spazzali, direttore dell'Istituto per la storia del Movimento di Liberazione nel Friuli Venezia Giulia. A Parma la Cernigoi ha in programma un intervento intitolato «Norma Cossetto: un caso tutt'altro che chiaro». Un intervento in cui riscrive il barbaro assassinio, raccontato anche nel recente film «Red Land (Rosso Istria)», di una 23enne universitaria italiana arrestata, violentata e gettata in una foiba dalle bande dei partigiani titini e comunisti che ai primi di ottobre 1943 dettavano legge nel paesino istriano di Visinada.

Un episodio barbaro e ripugnante a cui già nel 1949 il deputato comunista Concetto Marchesi, ex rettore dell'Università di Padova frequentata dalla Cossetto, volle riparare facendo conferire una laurea honoris causa alla studentessa assassinata. Ma per la Cernigoi, ultima paladina di quell'odio, si tratta di falsi storici destinati a coprire i veri assassini ovvero delle fantomatiche truppe tedesche che in quei giorni d'ottobre 1943 erano ben lontane da Visinada.

Un'altra decana del revisionismo attesa a Parma è Alessandra Kersevan. Ex insegnante delle medie laureata in filosofia, ma priva pure lei di titoli accademici, la Kersevan illustrerà un video, intitolato significativamente «La Foiba di Basovizza un falso storico» in cui si nega l'eccidio di centinaia di militari e civili gettati dai partigiani in questa cavità carsica, monumento nazionale dal 1992. E a chiudere il cerchio della rilettura negazionista sponsorizzata dall'Anpi ci penserà il ricercatore della biblioteca slovena di Trieste Sandi Volk con un intervento intitolato significativamente «I morti delle foibe riconosciuti dalla legge: 354, quasi tutti delle forze armate dell'Italia fascista». Come dire erano pochi e tutti militari, quindi se lo meritavano.

Non c'è che dire: un modo nobile e dignitoso di ricordare.

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