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Il vergognoso derby della bomba tra questura e pm

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Il vergognoso derby della bomba tra questura e pm

Sospendiamo il campionato di calcio. Chiudiamo gli stadi. Squalifichiamo a vita i responsabili. Il derby di Torino e l'agguato di Bergamo rilanciano le chiacchiere del Paese Italia. È questo il nostro vero Expo 2015? Direi di sì, se ne scrive in Spagna e in Germania, in Francia e in Inghilterra, molti giornali riportano i fatti e le reazioni dei protagonisti nostrani. Se il Paese è impazzito, come ha ricordato Giuseppe De Bellis nel suo editoriale di ieri, il calcio è fuori di testa da tempo e finge di guarire con la tessera del tifoso, i tornelli, l'Osservatorio del Viminale, il daspo e la chiusura delle curve, tutti rimedi da stregoni.

Lo sport italiano è sano ma il football è afflitto da un male che non è affatto oscuro. Lo stadio è una zona franca dove tutto è permesso, la violenza verbale e fisica, il razzismo manifestato per iscritto, l'esplosione di bombe carta, l'accensione di fumogeni (ci sarà un magistrato che prima o poi si occuperà della tossicità di questi arnesi), tutto sotto l'insegna del «nostro meraviglioso pubblico», delle «magnifiche coreografie» (che in italiano sarebbero scenografie, non vedo dove siano i balletti!).

Adesso è partito il derby della bomba, tra pm e polizia, chi l'ha lanciata, chi è il colpevole, arrivava dal fronte bianconero, è esplosa tra le gambe dei granata che la stavano confezionando? Ma è forse questo il problema? Conoscere il lanciatore o piuttosto domandarsi perché petardi e bombe carta entrino negli stadi italiani?

In Spagna il presidente «ospite» in quanto tale, viene rispettato e siede a fianco del presidente padrone di casa. Da noi, oltre agli insulti e ai tentativi di aggressione, viene spedito cinque file più in basso, spesso a contatto con i tifosi. In Inghilterra non si segnalano fumi e spari negli stadi, l'ultimo derby di Londra, tra Arsenal e Chelsea, ha offerto immagini aspre di football ma esaltanti di sport anche da parte degli allenatori, lo stesso nella sfida catalana tra Espanyol e Barcellona, in Germania non sono ammesse nemmeno le candele votive, mentre la Francia deve fare i conti con tre zone calde, Bastia, Nizza (la tribuna sud è chiusa da un mese) e Saint-Etienne. Il fenomeno italiano è unico, i controlli agli ingressi sono fasulli, durante la settimana, negli stadi hanno libero accesso i fornitori del materiale per la battaglia: petardi, coltelli, bastoni; tutti sanno, nessuno interviene, Renzi non è la Thatcher, anzi è un tifoso viola, non si compromette, non annuncia leggi dure, ama il Jobs Act ma non conosce il Public Order Act inglese, distribuisce invece, come Alfano, frasi da repertorio. Inutile è la galera per i colpevoli che, al gabbio, a spese nostre, apprendono nuove arti violente. Utilissimi, invece, sarebbero i lavori socialmente utili, totalmente gratuiti, sempre che i sindacati non protestino: pulizia e ripristino degli stadi, dei treni e dei pullman devastati.

Il giudice sportivo ha aggiunto ieri due perle al quadro già miserabile: ha sospeso il giudizio sul derby e, intanto, ha punito con 5 giornate di squalifica l'argentino Denis, che, nel dopo partita, in un agguato, aveva colpito con un pugno l'avversario Tonelli che, invece, salterà una sola partita per aver semplicemente minacciato di morte Denis e la sua famiglia. So' ragazzi, come i teppisti di Torino, di Napoli, di Milano, di Roma, di Genova. Gli arrestati torneranno a breve in libertà, il lanciatore di Torino resterà ignoto, come il milite, le leggi speciali troveranno la giusta opposizione, a destra e a sinistra.

Oggi si rigioca, per il nostro «meraviglioso pubblico» e le sue «magnifiche coreografie».

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