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Ma il vero «affare» è il consenso per l'Ncd

Da Mineo a Roma, così gli alfaniani gestiscono le politiche sull'immigrazione

Ma il vero «affare» è il consenso per l'Ncd

Nel business dell'accoglienza non ballano solo i soldi. L'immenso sistema che da anni si è messo in moto di fronte all'impennata dei flussi migratori ha il cervello a Roma, nel Viminale. Da lì, passando per prefetture, soggetti attuatori, consorzi, coop sociali e centri di accoglienza, si arriva fino ai migranti e profughi che sbarcano sulle nostre coste o vengono soccorsi in mare.E l'accoglienza, che in molte aree del Paese è ormai divenuta un'industria importante, se non la principale, è anche una potenziale macchina del consenso politico. Che ha al vertice l'Ncd di Angelino Alfano, che quel ministero lo dirige. Ma la questione non riguarda solo l'amministrazione in chiave politica di un'emergenza. Perché, come Alfano e uomini a lui vicini sanno bene, esponenti del Nuovo Centrodestra sono stati lambiti da inchieste giudiziarie, incentrate esattamente su quel tema.

Proprio il partito del ministro dell'Interno, negli ultimi 14 mesi, si è infatti trovato coinvolto nei pasticci a margine dell'inchiesta Mafia Capitale. Che ha sollevato il coperchio dal calderone della cooperazione sociale - non solo romana - in molti settori. Compresa l'assistenza ai migranti. Il caso più eclatante è stato quello del Cara di Mineo. Lì a tirare in mezzo l'Ncd è stato Luca Odevaine, «facilitatore» nel delicato campo dei migranti grazie alla sua partecipazione a un tavolo di coordinamento voluto proprio dal Viminale. Sono state le dichiarazioni di Odevaine a chiamare in causa Giuseppe Castiglione, che si è ritrovato indagato per turbativa d'asta proprio per gli appalti per la gestione del Centro di accoglienza richiedenti asilo in provincia di Catania.

E dai verbali di Mafia Capitale è venuto fuori che tra gli asset in gioco, intorno all'importante hub siciliano e agli affari connessi, come ritorno per il fiume di soldi che ricadeva sul territorio, c'erano anche i consensi elettorali. Diretti proprio a Ncd. Odevaine lo racconta prima da intercettato, definendo il futuro sottosegretario Castiglione come il «principale referente» del partito per la Sicilia, e poi a verbale aggiunge: «I nove comuni che componevano il consorzio erano sostanzialmente tutti più o meno di centrosinistra, alcuni con liste civiche, uno più vicino a Rifondazione (...) Improvvisamente invece diventano, tranne uno, quasi tutti di centrodestra», ed è l'Ncd che stravince alle urne. «Sostanzialmente possiamo parlare, diciamo così, di uno scambio di voti», spiega ancora il «facilitatore» ai magistrati. Indulgendo poi nei rapporti «strettissimi» tra il partito di Alfano e le coop bianche attive nel sociale.

Il riferimento in particolare Odevaine lo fa alla coop La Cascina, emanazione di Cl, legata all'ex ministro Maurizio Lupi, che avrebbe di fatto finanziato la nascita del partito del nuovo centrodestra. Un rapporto di semplice vicinanza ideologica? Odevaine lo mette in dubbio, raccontando - intercettato - che quando prova a mettere pressione su Salvatore Menolascina, rappresentante della Cascina, minacciando ritardi nei pagamenti se non gli fosse stato dato quanto pattuito, questi non si mette esattamente a tremare. Ma gli fa capire molto chiaramente di essere in grado di scomodare qualcuno molto più su di lui per aggirare il «ricatto» rispondendogli: «Non me ne frega un c.! Io chiamo Angelino».

Il riferimento, ovvio, lo annota anche il Ros, è al titolare del Viminale, utilizzato come spauracchio dalla coop bianca per far capire che nella gestione di Mineo erano coperti anche senza l'aiuto di Odevaine.MMO

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