Politica

Il vero cruccio di Beppe sono i soldi Crociata per la fabbrica delle bufale

Attacco a Google che taglia pubblicità e guadagni ai siti bugiardi

Massimo Malpica

Roma Cuore o portafogli? Certo il caos capitolino non può che turbare la serenità pentastellata, e soprattutto la pancia della base che, nelle chat del Movimento, non nasconde il proprio disappunto per il modo in cui sta procedendo l'avventura amministrativa targata Virginia Raggi.

Eppure i piani alti, a cominciare dal «capo», sembrano più preoccupati da un'altra questione che al grande pubblico appare marginale ma che sul blog di Grillo trova spazio e diventa crociata, prendendo di mira la stretta di Google contro le «bad ads», le «pubblicità cattive», gli spot ingannevoli, le esche per click nascoste in blog e siti web, le reclame dei prodotti per dimagrimento spacciate per - o occultate all'interno di - notizie di attualità. La battaglia del colosso di Mountain View rientra nella generale alzata di scudi contro le fake news, le bufale spacciate per vere notizie che dilagano sui social network e portano click (e guadagni) a chi le divulga, danneggiando un po' di più ogni volta la residua credibilità dell'informazione, che già di suo non vive un momento indimenticabile della sua storia. Così Google ha deciso di tagliare, con una decisione irrevocabile, alcune centinaia di siti web e blog dal suo sistema di inserzioni pubblicitarie (Google Adsense) che permette, appunto, di monetizzare click e visite con i banner pubblicitari.

Detta così, la presa di posizione del colosso americano sembra condivisibile. Ma Grillo e i suoi hanno scelto di stare dall'altra parte della barricata. E con buoni motivi. A dare la stura alla campagna anti-Google è stato il blogger Claudio Messora, Byoblu. Che ha ricevuto via email il benservito da Google Adsense «con la motivazione che inganno i miei lettori fingendomi una testata giornalistica», racconta lui stesso denunciando «il giorno più pesante per l'informazione libera da dieci anni». Messora viene rilanciato dal blog di Grillo che poi, tra la poesia pro-Raggi e la lettera al sindaco, arruola alla causa anche gli europarlamentari pentastellati. Pronti a ripetere il mantra della «libertà di informazione e di espressione in rete» che sarebbe stata «aggredita da Google», annunciando «un'interrogazione alla Commissione europea» sul tema. Mentre tutti parlano della Raggi, dunque, la testa del M5S pensa alle nuove e più stringenti regole di Adsense, e vorrebbe un passo indietro da Google. Che però non sta minacciando la libertà di espressione: nessuno impedisce a Byoblu di scrivere quello che vuole sui vaccini, per dire. Sotto minaccia, semmai, è la possibilità di guadagnare con gli annunci a margine di ciò che si scrive, vero o falso che sia.

Ecco il punto: in ballo c'è qualcosa di più grande della presunta ingiustizia denunciata da Messora. C'è da tutelare il blog del capo, i cui introiti pubblicitari sono stati al centro di diverse speculazioni (e delle repliche piccate dell'ex comico) negli ultimi anni. Grazie ad Adsense, incasserebbe un milione l'anno per alcuni, addirittura 10 secondo il Sole.

Di sicuro abbastanza per ridisegnare in modo creativo le priorità politiche del M5S.

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