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Via al vertice delle illusioni "Solo una riunione di lavoro"

Domani il primo tavolo, Merkel stempera gli entusiasmi Pure al consiglio Ue di giovedì previsti accordi al ribasso

Via al vertice delle illusioni "Solo una riunione di lavoro"

Inutile aspettarsi delle soluzioni dalle imminenti riunioni al vertice europee dedicate alla crisi migratoria. Il messaggio arriva forte e chiaro da Berlino, dove la Cancelliera Angela Merkel gioca contemporaneamente due partite talmente difficili che potrebbero costarle la poltrona: quella con i partner europei sull'emergenza rifugiati, e quella con i partner di governo della Csu che minacciano di far cadere l'esecutivo se quell'emergenza non sarà gestita a modo loro.

La Cancelliera ha cercato di ridimensionare l'importanza del mini vertice di domani, definendolo «una semplice riunione di lavoro», anche se nel frattempo quello che doveva essere un incontro riservato agli otto Paesi Ue più direttamente coinvolti dall'emergenza immigrazione ha assunto le dimensioni di un vertice quasi plenario, con i rappresentanti di ben sedici Paesi che si presenteranno a Bruxelles. Ai quattro Stati del Mediterraneo punto d'arrivo del traffico di esseri umani (Italia, Grecia, Spagna e Malta), alle loro principali «controparti» nell'Ue (Francia e Germania) e ai due Paesi-cerniera titolari della presidenza di turno Ue uscente (Bulgaria) e di quella entrante (Austria) se ne sono infatti man mano aggiunti altri otto: dapprima il Belgio e l'Olanda, poi Lussemburgo, Svezia, Danimarca, Finlandia, Slovenia e Croazia.

«Nessuno è escluso, tutti sono invitati - ha detto un portavoce della Commissione europea, il cui presidente Jean-Claude Juncker ha organizzato il mini vertice di domani - ma nessuno è al tempo stesso obbligato a venire»: il riferimento è ai quattro Paesi del «gruppo di Visegrad» (Ungheria, Polonia, Cechia e Slovacchia) che considerano inaccettabili le proposte che vi verranno discusse e che pertanto resteranno a casa.

Se però qualcuno pensava che la sede giusta per sciogliere i nodi della questione migratoria fosse il Consiglio Europeo convocato per il fine settimana successivo, ha provveduto ancora una volta la Germania a disilluderlo. «Sappiamo - ha detto la Merkel in persona - che non ci sarà alcuna soluzione a livello dei ventotto Stati membri per un pacchetto di misure sulle questioni migratorie». La Cancelliera tedesca fa capire che a suo avviso la strada da percorrere sarà più lunga, e passerà attraverso «accordi bilaterali, trilaterali e multilaterali», secondo lei più utili per superare le resistenze dei Paesi più determinati a veder finalmente cambiare le regole dell'accoglienza e dei respingimenti di migranti: Italia e Grecia in primo piano, ma anche Spagna, Malta e Bulgaria.

I problemi della Merkel, in ogni caso, non si esauriscono a Bruxelles. Altrettanto seri sono - almeno per lei - quelli di natura politica interna che minacciano di far cadere il suo governo. La Cancelliera si muove di fatto in una sorta di extra time concessole dall'inquieto leader della bavarese Csu Horst Seehofer, partner di governo ma anche suo ministro dell'Interno a Berlino. Il patto era che la Merkel avrebbe cercato di trovare una soluzione della questione migratoria al Consiglio europeo del 28 e 29 giugno, ma i due sono ai ferri corti e Seehofer sfida ormai apertamente la Cancelliera a provarsi a cacciarlo dal governo se non è d'accordo con lui quando insiste a voler attuare i respingimenti dei migranti direttamente al confine. In questo contesto, parlare di crisi di governo imminente a Berlino non sembra un'esagerazione e la dirigenza del partito socialdemocratico - l'altro partner della Merkel nell'esecutivo - già discute al suo interno dell'ipotesi di elezioni anticipate che potrebbero tenersi in settembre.

E questo mentre secondo un sondaggio il 43% dei tedeschi pensa che Angela Merkel dovrebbe dimettersi e chiudere così ingloriosamente la sua carriera politica.

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