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Vescovi europei a gamba tesa: "False le realtà dei populismi"

L'arcivescovo del Lussemburgo Hollerich interviene sul voto: «Infame giocare con le paure della gente»

Vescovi europei a gamba tesa: "False le realtà dei populismi"

È il capo dei vescovi europei, è gesuita come papa Francesco e, come Bergoglio, anche monsignor Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo, non sopporta sovranismi e populismi, di sinistra ma soprattutto di destra. L'allarme è contenuto in un lungo testo pubblicato sotto il titolo «Verso le elezioni europee» dall'ultimo numero di Civiltà cattolica, la rivista (dei gesuiti) le cui bozze vengono vistate in segreteria di Stato vaticana prima della stampa e il cui direttore, padre Antonio Spadaro, è uno dei consiglieri più ascoltati dal papa. Intervento mirato in vista del voto, ma che alcuni interpreteranno come un'ingerenza ecclesiastica nelle vicende politiche, irrituale anche per la durezza delle critiche espresse.

Per Hollerich fare politica basandosi sulle paure è un modo «infame» di agire, mentre i populismi «allontanano i problemi reali» e minano il processo di integrazione europea. Il presidente delle Conferenze dei vescovi europei, lussemburghese come il presidente della Commissione Juncker (e pure suo omonimo), non fa i nomi dei politici che agitano sentimenti di paura, ma punta il dito sugli ispiratori, cioè l'americano Steve Bannon e il russo Aleksandr Dugin, «sacerdoti di tali populismi». Ritiene che la Brexit sia «certamente un fallimento, una mancanza di dialogo schietto e profondo», e che l'identità europea sia «molto diversa da un passaporto». A 40 giorni dal voto per il rinnovo dell'Europarlamento, Hollerich vede nei populismi una minaccia per la democrazia: «Le paure nell'Europa dei nostri giorni scrive - sono molteplici e, ben mescolate, conducono, con l'ascesa dei populismi, a una destabilizzazione delle nostre democrazie e a un indebolimento dell'Unione europea».

In un momento in cui «il senso di benessere sembra scomparso», l'aumento delle paure è messo in relazione con l'abbandono della fede cristiana e con la perdita del senso della famiglia: «Alcune politiche populiste ne approfittano e danno un nome agli oggetti di tali paure, che allora possono trasformarsi in aggressività». Per rimuovere le paure vengono presentati i nemici: «I migranti, l'islam, gli ebrei, eccetera. Un gioco infame».

Pesanti critiche piovono su come l'Unione ha affrontato l'emergenza degli sbarchi nel Mediterraneo: «Una vergogna per l'Europa», che ha trasformato il mare in «un muro di separazione fatto di acqua» e in «un immenso cimitero».

Ma peggio dei governi che non affrontano le emergenze sono coloro che le agitano per costruire «identitarismi, populismi, in cui la nazione diventa un fantasma del passato»: essi «vogliono allontanare i problemi reali, organizzando danze attorno a un vitello d'oro».

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