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Veti incrociati e toghe in rivolta Così vogliono fermare la riforma

Dalla responsabilità civile alle intercettazioni, troppi i temi di scontro coi giudici. E delle misure sulla giustizia annunciate non c'è traccia

Veti incrociati e toghe in rivolta Così vogliono fermare la riforma

Della riforma «organica» della giustizia in 12 punti, presentata in pompa magna dal premier Renzi a metà settembre, si sono perse le tracce.

In Senato, alla commissione giustizia, solo ieri è arrivato il decreto legge varato dal governo il 29 agosto con il taglio delle ferie dei magistrati, le misure per smaltire l'arretrato civile e per portare fuori dai tribunali molte controversie. Per il resto, nulla. Dove sono i provvedimenti annunciati su Csm e disciplinare, processo telematico, responsabilità civile delle toghe, tribunale della famiglia e delle imprese, prescrizione, intercettazioni, falso in bilancio e riciclaggio, magistrati onorari?

La consultazione di due mesi, luglio e agosto, sulla bozza delle linee guida dovrebbe essere finita da un pezzo, ma i disegni di legge ancora non si sono visti. «Li approviamo il Primo settembre», si era sbilanciato Renzi, parlando di una svolta dopo 20 anni di contrapposizione ideologica tra politica e magistratura. «Il nostro obiettivo è dimezzare entro mille giorni arretrato del civile e garantire processo civile in primo grado in un anno, anziché tre come oggi», diceva un suo tweet del 27 agosto. Stesse frasi ripetute alle Camere martedì scorso. Siamo quasi a ottobre e ci si chiede: ma da quando partono questi mille giorni?

Finora abbiamo assistito a diversi siparietti tra il premier e il Guardasigilli Andrea Orlando, con il primo che descriveva una via sempre in discesa sprizzando decisionismo ed ottimismo e il secondo che cercava di far presenti le difficoltà e di mediare con le toghe, anche a costo di beccarsi dure smentite, come sulle delle ferie dei magistrati.

Quanto a Fi, per certi versi gli annunci del premier sono nella direzione giusta, ma su punti come la criminalità economica e la prescrizione, ma anche la responsabilità civile, servono correzioni. Silvio Berlusconi avrebbe detto ieri che troppe norme «sono state scritte da toghe di Magistratura democratica» e vanno cambiate. Una sull'autoriciclaggio, in particolare, desta preoccupazione perché sarebbe una trappola.

In Senato è stato fatto un passo solo iniziale sul decreto legge che riguarda la giustizia civile. Si conta di chiudere la discussione generale entro mercoledì e passare alle audizioni di rappresentanti delle toghe, Anm in testa, e dell'avvocatura. Si potrebbe andare in aula nella prima settimana di ottobre, dopo aver votato gli emendamenti.

«È un buon provvedimento che sicuramente produrrà effetti, ma migliorabile», ammette il relatore Pd Giuseppe Cucca. «Su alcuni aspetti - spiega il presidente della Commissione, l'azzurro Francesco Nitto Palma - ci sono perplessità e contraddizioni. Ma è su altri provvedimenti che ci saranno scontri maggiori, come sulla responsabilità civile delle toghe. Renzi ha detto che il magistrato che sbaglia pagherà, come il medico o il pubblico dipendente. Ma quelli rispondono del 100 per cento e per le toghe il risarcimento sarebbe al massimo di metà dello stipendio netto annuale».

Il taglio delle ferie ha già provocato la rivolta delle toghe. «Non ho mai fatto più di 20 giorni di ferie all'anno. Se passa il segnale che la giustizia non funziona perché i magistrati lavorano poco, è una falsità», polemizza il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti. Francesco Paolo Sisto di Fi concorda, ma solo per sottolineare che non è questo uno dei «veri problemi concreti da risolvere».

L'agenda del governo sulla giustizia, ha affermato ieri il Fmi, è «coraggiosa», ma dev'essere attuata.

E «il processo civile telematico è una misura importante che può tradursi in guadagni di efficienza».

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